Quell’inceneritore non s’ha da fare

— La storia di una lotta nata dal basso e arrivata al successo. Ecco le “Mamme No Inceneritore” e il loro manifesto per la vittoria.

Nei primi mesi del 2015, nel quartiere fiorentino delle Piagge, quartiere che viene considerato il Bronx della città, un manipolo di mamme e maestre scopre l’assegnazione dell’appalto del nuovo inceneritore di Firenze, che vogliono costruire da anni. Il vecchio è stato chiuso per emergenza sanitaria nel 1986. Siamo noi: “Mamme no inceneritore”. All’inizio davvero poche. Poi, la determinazione, l’entusiasmo e alcuni incontri magici ci spingono fuori dai margini. In 3 anni il nostro contributo ai comitati che già esistevano, diventa importantissimo. Da un corteo del 2015 con 5000 persone, si arriva nel 2016 ad un corteo di 20.000 persone. Un concerto con 12 gruppi musicali, nella periferia spazzatura, vede la partecipazione di 10.000 persone. Nel novembre del 2017 viene vinto il Tar. Nel giugno del 2018 il Consiglio di Stato. Si può considerare una battaglia vinta. Come abbiamo fatto?

VINCERE UNA BATTAGLIA IN 10 PUNTI

Battaglie a obiettivo. Gruppi di persone si organizzano, cercando di raggiungere uno scopo esigibile in tempi realistici.
Osare l’impossibile. Una battaglia va sognata mentre la persegui, va amata, in barba a tutti i teorici dell’“ormai hanno deciso, non possiamo farci nulla”. È con questo stato d’animo che, sin dall’inizio abbiamo intrapreso questa battaglia.
Creatività e libertà. Le “Mamme No Inceneritore” sono un coordinamento di mamme e non solo. Da subito è stata stimolata la libertà espressiva di ciascuna: dalla cucina all’ambito legale, dalla stampa al rock’n’roll, dalla cucitura degli striscioni alla letteratura.
Coordinamento e non struttura. Le mamme non si sono date un’organizzazione centralizzata, di struttura. L’assemblea decide sovrana. Ma l’indipendenza di ciascun sottogruppo è larga e si basa sulla fiducia.
Utilizzo intelligente dei social. I social, ormai, esistono. Pervadono tutto l’esistente. È possibile farne un uso intelligente per allargare le maglie della partecipazione.
Situazionismo. Moltissime sono state le assemblee informative, quartiere per quartiere, ma è stato importante anche veicolare il messaggio in modo chiaro attraverso flash mob, canzoni, teatro, laboratori, artigianato a tema.
Con ogni mezzo necessario? Diciamo piuttosto con ogni mezzo che ci assomigli e che non cambi i nostri connotati, definiti, di volta in volta, nel confronto serrato.
Indipendenza. Molte volte siamo state cercate da partiti politici o da realtà già organizzate. Le tentazioni egemoniche sono sempre state respinte con orgoglio di appartenenza.
Organizzare la società. Molti comitati cercano di convincere la controparte a parole o sperando di infiltrarsi nelle istituzioni. Noi abbiamo sempre cercato di organizzare la società, quella che subisce in prima persona, quella in grado di reagire e di convincere nei fatti e con la forza delle proprie ragioni.
Protagonismo e non delega. La gente, spesso, aspetta un leader carismatico. Ma non c’è forza più temibile che del protagonismo diffuso, dove ciascuno trovi il proprio posto e faccia parte di una moltitudine pensante ed agente.
Le alternative esistono. Esistono alternative all’incenerimento. La buona gestione dei rifiuti, legata al concetto di Economia Circolare è praticata, in Italia e nel mondo, da almeno 10 anni con ottimi risultati. Una strategia che vede nel riciclo e nel riuso il suo epicentro organizzativo e impone alle imprese e alle istituzioni, dal basso, una produzione e una progettazione dell’imballaggio intelligente. La raccolta differenziata porta a porta è la via maestra. Le buone pratiche cominciano dal basso, ma si impongono attraverso una battaglia culturale. Le nostre borracce d’acciaio, le nostre centraline di misurazione delle polveri sottili, si stanno diffondendo e sono lo specchio di una rete sociale, attiva e consapevole, che non ha alcuna intenzione di fermarsi. Il nostro contributo è appena cominciato!

di Valentina Riemma del Comitato Mamme No Inceneritore

Leggi tutti gli articoli di questo numero.

Quell’inceneritore non s’ha da fare
Torna su