Perché difendere l’Amazzonia

di Eleonora Migno

Vanda Witoto, Adriano Karipuna (Brasile), Leidy Maigual (Colombia), Mariel Vernaza (Bolivia), Marcelo Unkuch (Ecuador). Cos’hanno in comune? Sono tutti attivisti e attiviste che dedicano e mettono a rischio la propria vita per conservare la foresta amazzonica e rivendicare i diritti dei popoli indigeni. Sono loro alcuni tra i protagonisti di questo numero di “Babel” tutto dedicato alla grande foresta e ai popoli che la abitano. In queste pagine troverete le loro storie, le loro lotte di resistenza, le loro paure e le loro speranze. Sono storie che arrivano da lontano, ma che ci interrogano da vicino, perché i popoli Karipuna, Witoto, Shuar o Yanomami a cui appartengono i nostri testimoni, stanno difendendo anche per noi, per l’intero pianeta, l’immenso patrimonio ambientale e culturale della foresta amazzonica. Sono le storie dei popoli custodi del “cuore verde del mondo”, di coloro che meglio di chiunque altro sanno conservare la ricchezza dei territori che abitano, le storie di chi, per questo, è quotidianamente minacciato dalle grandi imprese agroalimentari e minerarie oltre che dallo stress provocato dai cambiamenti climatici. Storie dalle quali emerge con forza la rivendicazione del diritto a essere protagonisti negli spazi dove si discute di cambiamento climatico e giustizia climatica. Non è più possibile che gli altri parlino e prendano decisioni per loro, senza ascoltare la voce dei veri guardiani della foresta. Senza di loro la foresta è perduta.

Nella seconda parte del XX secolo, agricoltura e allevamento intensivi sono diventati la principale causa della deforestazione. Si tratta di pratiche criminose di una economia sangrenta che determinano un pericoloso circolo vizioso: la deforestazione e l’uso intensivo del territorio causano un aumento delle emissioni di gas serra che sono responsabili dell’aumento della temperatura globale e avvicinano la foresta al cosiddetto tipping point, il punto critico, ovvero il punto in cui la foresta inizia a trasformarsi in savana tropicale. Tutte le persone intervistate testimoniano con forza i crimini ambientali e le conseguenze, con particolare attenzione ad un vero e proprio genocidio che sta decimando le popolazioni native. Le parole “invasori”, “predatori”, “assassini” risuonano nei loro racconti, dal Brasile alla Bolivia, dall’Ecuador alla Colombia. Ovunque infatti la metodologia dell’invasione è la stessa: concessioni pirata da parti di governi conniventi a multinazionali del petrolio o dell’estrattivismo di minerali (litio, oro, rame) e allargamento della frontiera agricola a vantaggio di allevatori di bovini o di suini e coltivatori di soia. La via crucis si ripete: deforestazione, vendita di legname, incendi dolosi e lo stesso risultato: il deserto, ambientale e culturale.

Su tutto questo, per lo più dimenticato dai media, vogliamo mantenere i riflettori accesi con la nostra campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Ama la terra, ama te stesso, AMAzzonia”, di cui troverete tante informazioni dentro la rivista. E ringraziamo chi ha contribuito offrendo preziose competenze per raccontare su “Babel” le storie dei protagonisti e delle protagoniste. Buona lettura.

Perché difendere l’Amazzonia
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