Tutti a scuola di vita (online)!

Il racconto dell’esperienza dei nostri corsi virtuali di italiano

La “Scuolina” nasce nel 2017 nel centro di accoglienza di Poggio alla Croce, un paese tra il Chianti e il Valdarno, grazie al docente Andreas Formiconi. Una scuola accogliente e informale dove si insegna l’italiano ma non solo. Dall’agosto del 2019 in collaborazione con COSPE, la scuola si è trasferita a Firenze dove è aperta per due giorni la settimana. Durante l’emergenza Covid-19 le lezioni sono state riformulate telematicamente per dare continuità ai progressi linguistici dei ragazzi e per comunicare loro vicinanza. Le lezioni si sono trasformate in lezioni private (uno a uno) e questo ha dato la possibilità ai ragazzi di aprirsi molto di più. Il 6 di marzo è stato l’ultimo giorno della “Scuolina” in presenza. Quelle lezioni che fino a ieri si svolgevano vicini, si sono spostate in una relazione virtuale ma non per questo meno preziosa. 

Come volontarie della “Scuolina” di Italiano abbiamo approfondito l’uso delle piattaforme online, scoprendo e cercando modi di relazione perché il distanziamento dall’altro rimanesse fisico e non sociale. Durante le lezioni di italiano si sono intrecciati i vissuti e le difficoltà che tutti noi (studenti e insegnanti) abbiamo vissuto nella quotidianità strana dell’emergenza. Per esempio, durante le settimane di isolamento è iniziato (e anche finito) il Ramadan (23 aprile- 23 maggio), che ha scandito per un mese la vita di molti studenti della “Scuolina”. La lezione è diventata così anche un momento di riflessione al di là dell’italiano per scambiare impressioni sul periodo speciale che stavano vivendo: “Ci sono diversi momenti della giornata in cui devi fermare tutto quello che stai facendo e pregare. Rimani 15 ore al giorno senza bere né mangiare” spiega Yacouba, uno studente maliano, a Katherine. 

Invece Boukhadry, dal Senegal, racconta dell’app Muslim Pro che usa per organizzarsi con i tempi delle preghiere. Le lezioni hanno però aperto una porta anche alle difficoltà giornaliere: sono così uno strumento in più per cercare lavoro o accedere ad aiuti sociali e a sussidi economici, imparando i termini bancari e tecnici per districarsi nella farraginosa burocrazia italiana. Alle lezioni si scoprono anche passioni in comune come racconta Katherine dopo una lezione con Yacouba: “La cosa che più abbiamo in comune è la passione per il viaggiare e di conoscere posti nuovi.” 

Nel suo lungo viaggio per l’Italia, che è iniziato 7 anni fa, Yacouba ha visitato moltissimi paesi africani, tra cui l’Algeria, il Burkina Faso e la Libia. In molti di questi paesi si è fermato a lavorare per qualche mese, in altri è stato solo di passaggio. “Da lui, lezione dopo lezione, imparo l’importanza di lavorare duramente per realizzare i nostri obiettivi, nonostante le difficoltà.”

Grazie all’apporto del progetto Bridges, cofinanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione dell’Unione Europea, sono stati acquistati dei computer per poter potenziare gli strumenti dei singoli insegnanti che si connettono tutti i giorni con gli studenti. Questi computer rimarranno poi in dotazione alla Scuolina nel momento in cui riprenderanno le lezioni dal vivo.

 

di Flavia Fini – 28 maggio 2020

Virtuale o no… Conta (sempre) su di me

Nel momento in cui si parla di “scuola”, sono tanti i temi che avrebbero bisogno di una profonda riflessione. Nel periodo di “quarantena” dovuto al Covid-19 non sono mancati i dibattiti – anche accesi – sul ruolo e la gestione della didattica in Italia. Spesso manca tuttavia l’opinione di chi della scuola è il principale soggetto: i ragazzi e le ragazze. Il progetto “Conta su di me” di COSPE si è occupato di scuola mettendo al centro i giovani: ragazzi e ragazze di terza superiore hanno svolto la funzione di peer educators nelle prime superiori sulla tematica del discorso d’odio. Rossella Fusco, partecipante al progetto all’istituto Gramsci Keynes di Prato, ci ha raccontato la sua esperienza: “All’inizio ho avuto un po’ di timore perché era la prima volta che mi confrontavo con dei ragazzi più piccoli di me. Ho conosciuto ragazzi silenziosi e chiusi, altri molto estroversi, e qualcuno anche con il coraggio di raccontare la propria storia. È stata un’esperienza indimenticabile che mi porterò sempre dentro. Ho insegnato loro a vedere il “mondo” in modo diverso e grazie a loro ho imparato molte cose. È bello pensare che i ragazzi con cui ho lavorato possano trovare sempre un appoggio a cui rivolgersi.” Alle problematiche di tutti i giorni, la quarantena ha sicuramente aggiunto nuove sfide ai giovani studenti. I loro vissuti sono una cartina di tornasole per capire il valore della scuola: “La quarantena”, continua Rossella, “è stata una cosa inaspettata. Da un giorno all’altro ci siamo trovati a casa a fare lezione attraverso uno schermo, è stata dura… In questi due mesi ho capito quanto è importante la scuola per mantenere rapporti con gli amici, con i professori. 

La cosa che mi è mancata di più sono state le risate in classe, l’ansia prima di un compito, l’ultima campanella, l’ultimo giorno di scuola e soprattutto la serietà. Spero di tornare a settembre e poter riabbracciare i professori e i compagni di classe e ricominciare un anno con felicità.”

di Rossella Fusco, Scuola Gramsci-Keynes

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