L’associazione giuriste senegalesi da 40 anni lotta con e per i diritti delle donne
Nata nel 1974, a poco più di 10 anni dall’indipendenza del paese, l’Associazione delle Giuriste Senegalesi (Ajs) ha da sempre svolto un ruolo chiave per i diritti delle donne nel paese. Ne fanno parte magistrate, avvocate, notaie, ispettrici del lavoro, consulenti legali ecc… Amy Sakho è l’attuale responsabile advocacy dell’associazione che ha sede a Dakar ma svolge attività territoriali in tutto il paese. La sezione della Casamance e in particolare quella che chiamano la boutique de droits (uno sportello legale) collabora con COSPE nell’ambito del progetto “Essere Donna”, attivo a Sedhiou sia in campo sanitario che sociale nella prevenzione e promozione della salute riproduttiva delle donne.
Essere donna oggi in Senegal è ancora più difficile ai tempi del Covid-19.
Le conseguenze del Covid-19 sulle donne sono numerose. Molte donne lavorano nel settore informale: al mercato vendono pesce, verdura e altri prodotti. Con lo stato d’urgenza hanno perso questa fonte di reddito. E poi ci sono le donne che devono stare con i bambini 24 ore su 24 e tentare di sopperire ai loro bisogni senza purtroppo averne i mezzi. Per non parlare dei problemi di salute: soprattutto per le donne in età fertile, abbiamo registrato molte richieste di informazioni. Molte avevano degli appuntamenti che sono stati cancellati, altre non riescono più a vedere il loro medico, ecc…
Secondo voi c’è abbastanza rappresentanza femminile nelle istituzioni locali e nazionali?
Già prima del lockdown avevamo iniziato un dialogo con i vari Ministeri per una maggior presenza delle donne a livello decisionale e nel disegno delle politiche nazionali. Per quanto riguarda il Ministero della Giustizia all’inizio della pandemia, ad esempio, il Presidente ha graziato molti detenuti ma tra questi solo il 3% era donna. Abbiamo scritto una lettera per chiedere il rilascio delle donne condannate e di quelle in detenzione preventiva per permettere loro di restare con la famiglia in questo periodo. Per quanto riguarda il Ministero della Donna, esiste un comitato in cui ci sono anche delle donne, ma viene richiesto il loro contributo come esperte alimentari, ancora troppo poco per disegnare delle politiche che tengano davvero conto della prospettiva di genere.
Quali saranno le principali sfide per le donne nei prossimi mesi?
Vogliamo una rappresentanza vera e fattiva. A nostro avviso bisogna coinvolgere le donne nelle strategie perché sono loro ad incontrare i problemi e quindi possono disegnare anche le soluzioni più efficaci. Importante è anche il lavoro di sensibilizzazione con le badiénou gokh, le madrine di quartiere, che hanno fatto un lavoro straordinario per la distribuzione dei kit alimentari, ma che vanno coinvolte maggiormente nelle decisioni. Insomma sia nell’emergenza sanitaria che per disegnare il futuro economico e sociale di questo paese c’è sempre più bisogno delle donne, del loro lavoro e della loro prospettiva. Come Ajs non ci fermeremo e anzi rafforzeremo la nostra azione di advocacy.
COSA HA FATTO COSPE
NIGER: TRE CENTRI DONNE A DIFFA
Il periodo dell’emergenza sanitaria a Diffa ha colpito tutti ma le donne e i bambini sono quelli che hanno sofferto di più. Con gli attacchi terroristici e la crisi umanitaria in atto, ci sono state più donne vedove, divorziate e abbandonate a loro stesse, spesso come capo famiglia, con tutte le difficoltà personali e quelle di crescere i loro figli in questa situazione, dove i mercati chiusi, il divieto di spostarsi, hanno ulteriormente aggravato la loro condizione: la gran parte della popolazione di Diffa guadagna meno di un dollaro al giorno. COSPE a Diffa ha portato avanti, proprio nel periodo di emergenza Covid-19, la costruzione di 3 Centri Donna nella regione, luoghi sicuri, di scambio e aiuto tra donne, che si coordineranno con il centro di ascolto di Alternative Espace Citoyen, nostro partner, e gli altri (scarsi) servizi territoriali dedicati alle donne. I tre centri svolgono un lavoro di animazione, cura delle relazioni, assistenza legale e psicologica con tutti i gruppi di donne presenti, rifugiate, nigerine e di tante altre nazionalità.
ITALIA: LA MERENDA DEL CORSO DI ITALIANO
Quando l’emergenza Covid-19 ha interrotto il corso di Italiano organizzato dal progetto “ConcertAzioni. Scuola e Società in Quartieri sensibili”, finanziato dall’Impresa Sociale “Con i bambini”, ci siamo chieste come mantenere i rapporti con il gruppo di donne che da quasi due anni si incontrava due pomeriggi alla settimana per studiare italiano, sì, ma anche per vedersi, scambiare idee, ridere insieme. Le partecipanti, quasi tutte donne di origine egiziana, ma anche marocchina e tunisina, costituiscono un gruppo affiatato, divertente e solidale e questi appuntamenti mancavano a tutte noi. Con Samira Lahhane, la mediatrice linguistico culturale dell’Associazione Al Wifak, è nata l’idea della “Merenda del corso di Italiano” sulla piattaforma Jitsi, dove, con una tazza di tè e qualche dolcetto, finché non è iniziato il Ramadan, ci siamo incontrate per vederci, scambiarci ricette di cucina, ma anche condividere informazioni importanti sui servizi presenti sul territorio, su come ottenere più giga per permettere ai figli di seguire le lezioni, o sostenerci in un momento difficile. (Margherita Longo, COSPE)
GAZA: PROGETTO “STARTING OVER”
Durante l’emergenza da Covid-19 il counselling per donne (sia esposte a violenza di genere, sia con un trauma legato alla Grande Marcia del Ritorno) è stato fornito in via telefonica e virtuale (570 donne raggiunte individualmente e 12 gruppi virtuali che coinvolgono 176 donne). Sono stati prodotti e diffusi contenuti (video, social media) di sensibilizzazione e prevenzione legati al Covid-19, alla violenza di genere e alla disabilità. Sono stati inviati 7500 sms informativi per raggiungere chi non possiede uno smartphone o pc. È stata creata una helpline al servizio di donne esposte a violenza, sono state fornite moltissime consulenze anche di carattere generale (salute, problemi economici etc..) anche per persone ospiti presso i centri di quarantena (863 consulenze, di cui 36 a uomini). Una scuola adibita a centro di quarantena è stato ristrutturata per renderla accessibile a persone con disabilità e sono stati distribuiti kit igienici a persone disabili ospiti di altri centri di quarantena.
di Anna Meli | 26 maggio 2020