“Il vento è forte, l’arte ci salverà”

Intervista a Vladimir Luxuria di Anna Meli

Attivista, scrittrice, personaggio televisivo, opinionista, direttrice artistica, attrice, conduttrice televisiva ed ex politica italiana, Vladimir Luxuria è un punto di riferimento quando parliamo della comunità e del movimento queer in Italia. Le nostre strade si sono incrociate più volte, sia come direttrice del Lovers Festival di Torino, dove a COSPE nel 2022 fu assegnato lʼEnvoy Activism Award per il suo impegno nel sostegno allʼattivismo Lgbtqia+ in Africa Australe con il progetto Out&Proud, sia durante il nostro quarantesimo anniversario a cui ha partecipato portando la sua esperienza e punto di vista in un talk sul transfemminismo. Lʼabbiamo incontrata di nuovo, dopo essere stata anche la voce, come doppiatrice, del personaggio Emilia Perez nellʼomonimo film candidato agli Oscar 2025, per capire insieme a lei il periodo storico che stiamo vivendo in tema di diritti civili ma anche il valore dellʼarte, in particolare della settima, come strumento di sensibilizzazione ma anche di lotta per lʼaffermazione dei diritti per la comunità Lgbtqia+.

Hai recentemente doppiato un personaggio in Emilia Perez, un film che porta in scena tematiche legate allʼidentità di genere. Cosa ha significato per te questo ruolo e quale impatto credi possa avere un film del genere sul pubblico italiano?

Sono stata convocata per un provino a Cinecittà, ma sapevo solo che avrei dovuto doppiare un personaggio di un film importante. E mi ricordo lo stupore quando mi sono ritrovata davanti allo schermo e ho visto il personaggio da interpretare: un uomo pieno di cicatrici, di tatuaggi, malavitoso, narcotrafficante. Non capivo perché avessero scelto me per doppiare questo ruolo, forse avevano sopravvalutato il mio testosterone. Mi chiedono di fare questa voce rauca, maschile. Cioè, esattamente il processo inverso rispetto alla mia vita. Poi mi hanno fatto vedere un altro personaggio, una bella donna, mi hanno chiesto di doppiare anche lei, alla fine ho chiesto quali dei due personaggi avrei dovuto doppiare nel film. Mi dicono, guarda che è la stessa persona. Infatti, è il film su una persona che in realtà è riduttivo dire che “cambia sesso” o afferma il suo genere, perché fa un cambiamento molto più profondo, un cambiamento di vita. Ad un certo punto lʼavvocata chiede a Manitas, il protagonista, quando è ancora ancora maschio “ma vuoi cambiare sesso o vuoi cambiare vita?” e a Manitas risponde “che differenza cʼè?” E infatti cambierà al punto tale che tutti gli sbagli che aveva fatto quando era maschio, compreso tanti omicidi e violenza, li tramuta in forza per creare unʼassociazione e cercare di restituire almeno i corpi ai propri cari. È un film che tra lʼaltro, combatte anche alcuni stereotipi come il fatto che una persona trans, ad esempio, sia attratta affettivamente e sessualmente solo da uomini. Lei continua ad essere attratta da donne e ha anche dei figli; quindi, cʼè anche il tema della genitorialità trans che è importante. È un film che va a indagare su vari temi cruciali e, credo che al di là delle polemiche che lʼhanno accompagnato, rimarrà nella storia del cinema.

Come vedi lʼevoluzione della rappresentazione Lgbtqia+ nel cinema, e quali storie senti che ancora mancano sugli schermi?

Rispetto a prima cʼè molta più visibilità nel mondo del cinema su queste questioni, il festival Lovers quando era nato, si chiamava “Sodoma Hollywood”, proprio perché non si vedevano rappresentate le nostre vite come adesso. Devo dire che soprattutto sulle piattaforme cʼè tanta offerta al punto tale che noi ci stiamo indirizzando sempre di più allʼintersezionalità, quindi ad affrontare più temi, la violenza sulle donne, il razzismo, lʼabilismo, che poi sono intersecate tra loro. E poi ci impegniamo anche a mostrare quei film che altrimenti non si potrebbero vedere: dedichiamo una sezione del Festival Lovers che si chiama “Riflessi nel buio”, a tutti coloro che lavorano nei paesi dove è più forte lʼomofobia e che per fare un documentario rischiano anche per la vita.

Il cinema, la letteratura, lʼarte possono essere strumenti di lotta e di liberazione. Quali opere o autori ti hanno più ispirata nel tuo percorso?

Ah tantissimi, tantissimi, ti sembrerà strano ma persino quel film che è stato molto dileggiato e, secondo me, anche sottovalutato, che era Il Vizietto, mi ha molto ispirato. Era uno di quei film che si potevano vedere nelle sale allʼepoca perché faceva ridere, ma cʼera il tema dellʼomofobia. Nonostante il genere macchiettistico, riusciva comunque a dare dei messaggi come quello dellʼipocrisia di quei politici che hanno la doppia morale, che hanno una doppia vita. Poi Una giornata particolare di Ettore Scola è stato un film per me veramente illuminante. Affrontava il tema della censura, della discriminazione, del fascismo, poi era una bellissima storia di grande affetto tra due solitudini. Infine anche film come The Elephant man, sulla discriminazione di coloro che venivano considerati dei mostri, in un periodo in cui cʼera la mostrificazione della diversità, lʼho trovato molto emozionante. Io ho visto i primi film grazie alle messe. Si andava a messa e poi dopo ti davano il bigliettino per andare nella sala Pace e Bene a vedere i film: di solito si proiettavano Bruce Lee, Bud Spencer e Terence Hill, oppure cʼerano quei meravigliosi film tipo, King Kong o Godzilla oppure “la commedia allʼitaliana” dove era obbligatorio la battuta omofoba dove tutti ridevano, tranne me.

Negli ultimi anni, in Italia si è assistito a unʼondata conservatrice che ha cercato di limitare i diritti delle persone Lgbtqia+. Quali strategie politiche e culturali ritieni più efficaci per contrastare questa deriva?

Ripristinare la verità rispetto a questa propaganda di falsità che fanno certi potenti della terra. Eravamo abituati a potenti omofobi o ad avere problemi in alcune parti del mondo, mentre consideravamo lʼEuropa, lʼOccidente un poʼ una roccaforte difensiva, invece, in realtà si sta tutto sgretolando, soprattutto dopo la vittoria di Trump e questa mania persecutoria nei confronti delle persone gay e trans. Nel cuore dellʼEuropa per legge si vietano manifestazioni, come ad esempio per il Pride in Ungheria. Anche il nostro governo si occupa di noi solo per toglierci qualcosa o per criminalizzare la gestazione per altri, quindi diciamo che sì, effettivamente sono preoccupata e penso che in questo momento storico il cinema deve essere militante. Bisogna usare lʼarte proprio per ripristinare la verità, far conoscere le nostre storie, contro coloro che vogliono negare le nostre esistenze. Mentre altri ci vorrebbero muti, come in un film muto, noi vogliamo riprendere la nostra parola e continuare a combattere.

Se dovessi dare un messaggio ai giovani attivistə Lgbtqia+ che oggi si battono per i loro diritti, quale sarebbe?

Prima di tutto grande unità e solidarietà. Quando il vento è forte e ci viene contro più stiamo mano nella mano e più possiamo sperare di non essere travolti. Io mi ricordo quando nel 1994 ho organizzato il primo Pride a Roma, cʼera chi era contrario però lo abbiamo fatto perché abbiamo per fortuna una costituzione, lʼarticolo 21 della Costituzione, che ci lascia esprimere le nostre idee con qualunque mezzo, in qualunque modo. A Budapest invece, tutti gli organizzatori del Pride, i miei amici, oggi rischiano sanzioni così come chi avrà il coraggio di partecipare. Dobbiamo davvero unirci tutti, perché poi oggi tocca a noi, come diceva Bertolt Brecht, poi toccherà le donne, poi toccherà magari i disoccupati, poi toccherà gli altri e poi non ci sarà più nessuno a protestare. Quindi per questo bisogna essere veramente allʼerta e non pensare “vabbè, roba di gay, se sei etero, o vabbè, roba ungherese” no, dobbiamo stare insieme. (I nemici) sono nel cuore dellʼEuropa.

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