di Pamela Cioni e Anna Meli
“La storia non comincia il 7 ottobre” si legge più volte nelle interviste e nelle testimonianze di questo numero di Babel riferendosi naturalmente all’invito a indagare le origini e le motivazioni storiche – nella piena condanna e ben lungi da fornire giustificazioni – che hanno portato al massacro del 7 ottobre.
Negli articoli di Babel troverete molti dati, numerose dichiarazioni e affermazioni di esperti, di storici, di giuristi e giuriste, che raccontano come si è arrivati alla catastrofe odierna e anche come dovremmo e potremmo orientare il futuro, partendo innanzitutto dall’affermazione del diritto internazionale e dall’autodeterminazione del popolo palestinese. Anche per COSPE, del resto, la “storia” della nostra cooperazione con la Palestina e i palestinesi non è cominciata adesso, in emergenza. No, COSPE lavora nei Territori Occupati fin dal 1995 con progetti di lungo e lunghissimo termine, guidati dalla stessa società civile locale. Viva e attiva, ma annichilita da anni di violazioni, deprivazioni, abusi.
Abbiamo lavorato con le donne e sostenendo i diritti delle donne, abbiamo lavorato sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, sul sostegno all’agricoltura e all’artigianato, alle cooperative e ai piccoli produttori su diverse filiere produttive, messe a dura prova dalla occupazione e dalla colonizzazione israeliana. Non ultimo con il progetto Ibtkar a cui abbiamo dedicato l’inserto. Lo abbiamo fatto con associazioni palestinesi ma anche israeliane e miste: Sindyanna, WAC Maan, Physicians for Human Rights, B’Tselem, di cui troverete testimonianza all’interno. Abbiamo lavorato anche sull’arte e la cultura sostenendo la Theater Day Production, prima compagnia teatrale di Gaza – che continuiamo oggi a sostenere a distanza tramite la raccolta fondi – e il suo teatro sociale che ora, nel mezzo del conflitto, continua ad aiutare le persone più fragili e vulnerabili regalando talento come supporto psicologico.
Abbiamo lavorato sempre a fianco della società civile palestinese e israeliana, che in modo determinato ma non violento chiede l’applicazione del diritto internazionale, e insieme a un popolo intero che da decenni chiede giustizia. E siamo in prima linea oggi, nell’interlocuzione con le istituzioni italiane ed europee, come nelle piazze e sui nostri canali di comunicazione, per ribadire non solo il cessate il fuoco, ma anche che non dobbiamo perdere di vista, nell’emergenza attuale, la grande questione politica legata alla nascita e al riconoscimento di uno stato palestinese sovrano, in pace e accanto allo stato di Israele.