di ROZETA GRADECI
Engjell Shuku, è agronomo, insegnante e parte dello staff COSPE per il progetto “Alleanza per lo Sviluppo e la Valorizzazione dell’Agricoltura Famigliare in Nord Albania”, per il quale ha curato la creazione e lo sviluppo della banca locale
genetica della comunità, ovvero la banca dei semi, e il campo didattico.
“Il campo didattico, che si e costruito sulla base dei principi dell’agricoltura biologica – spiega Shuku – è collegato con la banca, perché qui si moltiplicano i semi da distribuire ai contadini e ad altri interessati. Questi semi sono raccolti tramite la rete dei contadini e delle contadine del territorio coinvolti nel progetto con il supporto della Istituto delle Risorse Genetiche in Albania, del Centro del Trasferimento delle Technologie di Lushnja, di Scutari, e di Fushe Kruja e del Direttorato dell’Agricoltura di Scutari e Malesia e Madhe. L’idea base è di preservare le varietà dei semi autoctoni, di moltiplicarli per averne sempre di più a disposizione, di distribuirli e anche di formare i giovani delle scuola ad usare i semi tradizionali del nostro territorio: hanno il loro sapore tipico, e sono anche piu resistenti ai cambiamenti climatici”. Nella banca dei semi sono attualmente conservate circa 160 varietà autoctone di ortaggi, cereali e foraggi. Quando contadini e contadine li chiedono, la banca fornisce i semi oltre a offrire anche lezioni pratiche agli studenti. La ricaduta sul territorio di questo lavoro interessa tanto gli agricoltori quanto gli operatori turistici come ristoranti e agriturismi che puntano la loro offerta di turismo rurale proprio sui sapori tradizionali e genuini. Tutto questo crea un forte legame tra banca e territorio in un circolo vizioso che fa solo bene alla Zadrima (regione del nord dell’Albania) che, come racconta Engjell Shuku, dopo gli anni 90 aveva subito, come tutto il paese, l’invasione delle varietà Ogm portate dalle multinazionali. In particolare – ci racconta ancora l’agronomo – come un po’ in tutto il mondo, anche in Albania, la gran parte dei custodi dei semi sono donne. In fondo sono soprattutto loro che lavorano nelle aziende agricole della regione (rappresentano infatti l’80% della manodopera ndr), ma la banca punta molto anche ai giovani: “I ragazzi e le ragazze della scuola apprendono le tecniche, iniziano a usare semi tradizionali e li portano anche a casa, allargandone la diffusione. Quella tra la banca, la scuola e la nostra comunità è una collaborazione viva”.