Giornalisti e intellettuali a confronto per capire il provincialismo dell’informazione italiana e la grande assenza di un intero continente, l’Africa, dalle agende di giornali e tv mainstream
“No news, good news” in questo caso non funziona. La sottorappresentazione dell’Africa sui media italiani è stata ancora più evidente durante l’emergenza Covid-19 ed è stata al centro di un dibattito online organizzato da COSPE (27 aprile 2020) dal titolo “Africa (no) news”. Solo eventi di cronaca come catastrofi naturali, atti terroristici e rapimenti che colpiscono i nostri connazionali sembrano trovare spazio nei media italiani: “nessuna notizia” è dunque una “cattiva notizia”, dal momento che perdiamo l’occasione per condividere una migliore comprensione della realtà. Soprattutto in questi tempi quando un’informazione più pluralistica potrebbe aiutare a far fronte alla crisi, stimolare un approccio più interculturale e trovare soluzioni comuni. I dati illustrati da Paola Barretta (Osservatorio di Pavia) e riportate nell’ultimo rapporto realizzato in collaborazione con COSPE “Illuminare le periferie 2019”, mostrano che, nonostante l’alta qualità dei reportage, l’Africa non entra mai nell’agenda principale dei media. Questo è il motivo principale per cui Antonella Napoli ha fondato “Focus on Africa”, un giornale online nato per dare spazio a storie e dati provenienti dal continente africano: solo quando gli italiani (o gli europei o gli americani) sono direttamente coinvolti, l’Africa merita una notizia in prima serata e persino il Covid-19 relega l’Africa al margine dell’informazione. Una sorta di “decentramento informativo” come sottolineato da Jean-Leonard Touadi, professore e giornalista, consulente della Fao, che ha cercato di spiegare un certo provincialismo del giornalismo italiano che non riconosce la cosiddetta “notiziabilità” dell’Africa, anche se l’Italia avrebbe molte ragioni politiche ed economiche (se non etiche) per parlarne. Una tendenza che appare ancora più strana a una giornalista che vive e lavora in Senegal, come Chiara Barison, responsabile della comunicazione dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo a Dakar. “Guardiamo l’Africa temendo un’ecatombe, ma questo è un continente in grado di far fronte a molte malattie ed epidemie e forse potrebbe avere qualcosa da insegnarci, se solo ascoltassimo”. Al giornalismo (italiano) sull’Africa manca la dimensione dell’”afro-responsabilità” che è lontana sia dall’”afro-pessimismo” (guerra, malattie, povertà) sia dall’”afro-ottimismo” (eccessiva fiducia nel futuro, nella gioventù): la responsabilità afro è un concetto chiave per la comunicazione odierna sull’Africa, per rappresentare la normalità, la vita quotidiana, per contrastare gli stereotipi, raggiungere la gente e offrire oggi un’immagine diversa dell’Africa. Anna Meli di COSPE ricorda inoltre la necessità di “inserire i testi nei contesti”: scrivere sui paesi e le culture di origine della migrazione africana per esempio, ci permetterebbe di comprendere meglio anche le nostre scelte politiche e di consumo. Occorrerebbe abbinare un giornalismo di buona qualità con dati sul campo e racconti di testimoni di prima mano, come coloro che lavorano nello sviluppo internazionale che stanno contribuendo a raccogliere e diffondere informazioni corrette sulla pandemia di coronavirus in Africa. Questo evento online è parte dello sforzo in corso di COSPE insieme a molti giornalisti, esperti dei media e ricercatori di “pungolare” i principali media ad aprire le porte al mondo e ai contesti da dove arrivano gli immigrati stranieri e dove lavora la cooperazione internazionale. Per non lasciare indietro nessuno nella lotta comune all’interno dell’emergenza Covid-19, dove anche l’informazione gioca il suo ruolo.
di Maria Donata Rinaldi