di Jesús E. Muñoz Machín
Tra sfide, difficoltà e mancanza del riconoscimento e del pieno godimento dei propri diritti, le persone che vivono a Cuba, provenienti da attivismi diversi, rivendicano la libertà (sarebbe meglio i diritti) della comunità Lesbica, Gay, Bisessuale, Trans e Intersessuale, Queer e di altre identità (Lgbtqia+) in diversi ambiti.
La realtà di questo arcipelago caraibico è proprio quella da un lato di vedere progressi legislativi e cambiamenti culturali che favoriscono il rispetto e un maggiore accesso alle opportunità per coloro che dissentono dal canone eteronormativo, ma dallʼaltro di mantenere uno scenario in cui queste voci non sono ancora così visibili come potrebbe sembrare, in particolare quelle che non trovano spazio nei quadri istituzionali.
Le conquiste, più visibili negli ultimi due decenni – anche eredi di azioni e attivismi precedenti – ci permettono di apprezzare i progressi, ma il contesto è quella di una società complessa, con una profonda crisi socio-economica che colpisce tutti gli ambiti della vita sociale, con un impatto ancora più forte sulle persone discriminate ed emarginate. Permangono inoltre i residui di una società maschilista, il fondamentalismo si sta rafforzando e cʼè un grosso divario tra ciò che il nuovo quadro legislativo prevederebbe e la sua applicazione.
Inoltre, la combinazione di restrizioni alla libertà di associazione e di espressione ostacola la partecipazione pubblica di individui, gruppi e reti Lgbtqia+, che sono generalmente limitati nella loro capacità strategica e operativa, nonché nella loro capacità di stabilire alleanze con altri movimenti della società civile che condividono alcuni elementi della stessa agenda (come i movimenti ecumenici o femministi).
LARIAN E FRANK DUE VOLTI DELLʼATTIVISMO
Non sempre chi fa parte di un gruppo sociale determinato si unisce ai movimenti e allʼattivismo, che prevede percorsi diversi e variegati. Larian Arias Rodríguez, 24 anni, è unʼattivista per i diritti della comunità transgender a Cuba e confessa che fin da adolescente ha sentito “il bisogno di entrare in contatto con altre persone che condividessero problemi e idee simili. Non potevo rimanere inattiva di fronte a pregiudizi e discriminazioni”. Creare spazi fisici e virtuali di incontro e scambio è una priorità per chi, come Larian, fa parte di collettivi di ragazzi transgender a Cuba, uno dei gruppi meno visibili della comunità Lgbtqia+ nella nazione caraibica.
Ogni spazio di sostegno e rivendicazione è importante, “sia che si tratti di un discorso, di una formazione o di una proposta culturale che mostri le nostre realtà e le richieste relative alla protezione dei nostri diritti”, assicura. Per lui, “è necessario promuovere politiche e attivismo che non rimangano teoriche, ma che trasformino realmente le vite e rendano possibile a tutte le persone di realizzare i propri sogni”. Larian afferma che lʼattivismo non nasce per negare i progressi fatti, ma per mettere in prospettiva lʼidea che, nonostante le luci, ci sono ancora molte ombre, perché lʼignoranza, lʼomofobia e la transfobia persistono, “anche nei professionisti e in settori chiave come la sanità pubblica, lʼistruzione e persino nelle persone che ricoprono posizioni dirigenziali a diversi livelli”. Ha iniziato il suo percorso da attivista cinque anni fa e da allora questo impegno è diventato una parte importante della sua vita quotidiana. Gli spazi conquistati dal gruppo di ragazzi trans nel Paese in termini di riconoscimento e articolazione con altre reti, imprese, organizzazioni e istituzioni “alimentano il desiderio di continuare a lavorare”, confessa. “È possibile far sì che le persone si parlino, che alcuni cambino le loro opinioni maschiliste, antiprogressiste e transfobiche e che rifiutino ciò che è diverso”.
Frank David Rodríguez Ruíz, 37 anni, giovane cristiano e gay, ha invece iniziato a sentirsi e a riconoscersi come attivista dopo aver instaurato una relazione affettiva, che gli ha permesso di entrare a far parte del Movimento cristiano studentesco (Mec) di Cuba, dove ha iniziato a riflettere sullʼimportanza di difendere gli spazi conquistati, in un contesto di aumento delle proposte fondamentaliste, anche di natura religiosa, attualmente in crescita. “Ho potuto constatare come la presenza di unʼorganizzazione di fede cristiana come il MEC in contesti comunitari Lgbtqia+ sia stata accolta con favore e speranza, nonostante il fatto che storicamente ideologie basate sulla fede abbiano emarginato e condannato le persone di genere non binario, diffondendo persino discorsi di odio”, racconta. Per Frank, un altro momento importante del suo percorso è stato il collegamento con unʼiniziativa nota come “Masculinidades liberadoras”, una proposta metodologica per lavorare con gli uomini, coordinata dallʼOng cubana Centro Félix Varela. “È una metodologia che promuove un discorso e una pratica di giustizia, in una prospettiva intersezionale” spiega Frank. E sottolinea: “Questo spazio mi motiva perché la difesa della giustizia, della verità, dellʼantimperialismo e dellʼantirazzismo, che fanno parte dei miei valori e principi, ora si collegano al femminismo e allʼimpegno per lʼuguaglianza di genere e per lʼeliminazione di ogni forma di violenza, odio e discriminazione”. Il suo percorso lo ha inoltre portato a “capire che essere un attivista non è una condizione o un obiettivo che si raggiunge dopo aver compiuto determinate azioni, ma unʼidentità che si acquisisce quando si è parte della lotta e della resistenza, e quando si rimane in uno stato di mobilitazione di fronte allʼingiustizia, ed è quindi uno stile di vita”.
A Cuba, nonostante le luci, ci sono ancora molte ombre, perché l’ignoranza, l’omofobia e la transfobia persistono.
SFIDE QUOTIDIANE
Pur con notevoli progressi e differenze rispetto agli episodi di violenza strutturale maschilista e omofoba che si sono verificati negli anni ʼ70, ʼ80 e ʼ90 del secolo scorso, persistono importanti sfide per quanto riguarda lʼaccesso alle opportunità e alle possibilità per le persone della comunità Lgbtqia+ a Cuba. I tristi episodi di criminalizzazione delle persone a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere sembrano essere stati lasciati alle spalle, ma il raggiungimento di un profondo cambiamento culturale è ancora una strada in costruzione. Il percorso e le lotte in corso sono stati rafforzati dalla legislazione, con lʼapprovazione della nuova Costituzione (2019), del Codice di famiglia (2022), della Strategia globale per la prevenzione e lʼattenzione alla violenza di genere e nello scenario familiare (2021), del Protocollo dʼazione in situazioni di discriminazione, violenza e molestie sul posto di lavoro (2023) e del Piano nazionale per lʼavanzamento delle donne, tra le altre normative che si basano sul principio di non discriminazione e forniscono una piattaforma per sostenere i diritti di tutte le persone. Tuttavia, gli scenari di crisi socio-economica – e Cuba sta vivendo un nuovo capitolo di aggravamento che ci permette già di parlare di policrisi – possono generare battute dʼarresto e persino una riduzione degli spazi per alzare la voce e chiedere diritti. In questo contesto, lʼattivismo assume una maggiore rilevanza. I diversi gruppi Lgbtqia+, sottolinea Larian, rappresentano le vere voci della gente e rendono visibili questioni che potrebbero essere perse di vista o accantonate troppo a lungo dalle istituzioni. È una forma di empowerment popolare che ci permette di entrare in contatto con altre persone e di cercare insieme delle soluzioni. Inoltre, sottolinea, “possiamo contribuire alle discussioni e alle istituzioni nazionali con una visione più umana e intersezionale della nostra società”. Larian cita anche le sfide che, a suo avviso, coinvolgono direttamente coloro che fanno parte della comunità Lgbtqia+, che “ha bisogno di creare spazi di articolazione, senza tanta disunione. Perché, sebbene ogni gruppo abbia esigenze specifiche, dobbiamo dare priorità agli interessi comuni, oltre a promuovere e costruire alleanze con le persone che ci sostengono, indipendentemente dal loro orientamento sessuale o identità di genere”. Costruire spazi di dialogo e di costruzione collettiva è sempre la soluzione migliore. Lʼaumento a livello internazionale delle politiche anti-diritto e dei discorsi dʼodio alimenta anche lʼimpegno di Frank David, che è consapevole del fatto che qualsiasi arretramento della giustizia sociale colpisce maggiormente le popolazioni o i gruppi tradizionalmente vulnerabili. Più che un freno, le realtà complesse che si manifestano a Cuba e al di fuori dellʼisola, permettono ai protagonisti delle lotte civili sullʼisola, di riaffermare che “lʼattivismo è essenziale per difendere gli spazi guadagnati e i diritti conquistati. Inoltre, non possiamo costruire un Paese inclusivo e rispettoso dei diritti se lasciamo indietro le persone”.