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CAROLA RACKETE

Di MARTA SERAFINI

Dobbiamo far vedere alle bambine che esistono donne leader”

Carola Rackete, tedesca, classe 1988, l’abbiamo conosciuta grazie a un’azione dirompente nel giugno 2019. Carola, che ha studiato alla Scuola marittima della Jade Hochschule, a Elsfleth, era la comandante della nave Sea Watch 3, che lavora per l’organizzazione di ricerca e soccorso Sea-Watch. Aveva appena salvato 42 migranti al largo di Lampedusa ma nessuno le dava il permesso di attraccare per fare scendere le persone a bordo e dare loro assistenza. Carola, ubbidendo alle leggi del mare per cui le vite delle persone sono più importanti di qualsiasi cosa, forzò il blocco navale nel porto di Lampedusa e portò la Sea Watch 3 e le 42 persone a bordo, al sicuro. Tutto quello che è accaduto dopo è storia: gli attacchi di Matteo Salvini, allora premier, il processo (archiviato dal Gip di Agrigento il 19 maggio 2021) e l’esposizione mediatica di Carola. Giovane, donna, capitana, attivista rasta e senza reggiseno alle interviste, gli elementi per uno scandalo infinto in questa povera Italia c’erano tutti. Carola Rackete, non ha mai fatto una piega, è andata avanti parlando solo di diritti umani, di rispetto delle vite umane e delle sue convinzioni. Diventando, senza volerlo -come racconta nell’intervista video più recente rilasciata a Marta Serafini del Corriere della Sera da cui è tratto questo articolo- simbolo di coraggio, giustizia e fedeltà ai propri ideali. Oggi Carola Rackete vive e lavora in Norvegia, è attivista per “Exinction Rebellion” e si occupa principalmente di ambiente. Nel 2019 ha scritto anche un libro insieme a Anne Weiss “Il mondo che vogliamo” (Garzanti). Un manifesto che può ispirare le nuove generazioni a combattere per il futuro del pianeta e a cercare di cambiare il mondo. “Prima che sia troppo tardi”.

 

ATTIVISMO

“Da bambina non ho mai pensato che sarei diventata un’attivista per qualcosa. I miei genitori non sono affatto politicizzati e credo che quello che ha attivato il cambiamento in me è stato quando ho iniziato a viaggiare dopo essermi laureata dal college marittimo, quando ho iniziato ad avere l’opportunità di vedere altri posti e, per esempio, ho visto i bambini in Sud America che vendevano la gomma da masticare per strada e che non avevano i mezzi per andare a scuola. Ho visto un’ingiustizia enorme rispetto a quello che le persone possono fare nella vita e le opportunità che hanno. Anche attraverso il lavoro che ho svolto per l’Istituto Polare Tedesco, per il quale lavoravo principalmente in Antartide e nell’Artico. Lì gli scienziati climatici mi hanno raccontato tutte le loro preoccupazioni riguardo la crisi climatica ed è stato allora che mi sono resa conto della gravità della situazione e che non c’è mancanza di dati scientifici, proprio come non ci mancano i dati riguardo la diseguaglianza globale e la povertà. Sappiamo cosa fare, sappiamo che potremmo distribuire il cibo in maniera equa in modo che tutti al mondo abbiamo da mangiare. Dobbiamo solo farlo. È stato solo più tardi, dopo l’Università, quando avevo 23 o 25 anni, che ho iniziato davvero a realizzare che dovevamo attivarci, diventare attivisti e agire”.

GENDER GAP E SESSISMO

Io credo che il settore marittimo, e io ho lavorato su imbarcazioni industriali, è tipicamente un settore in cui ci sono pochissime donne. Quindi ci sono sempre dei problemi di discriminazione o disuguaglianza di genere. Questa cosa sta lentamente cambiando, tuttavia conosco moltissime donne che hanno iniziato una carriera marittima e che vorrebbero lavorare sulle navi ma poi lasciano perdere perché tutto l’ambiente e la situazione lavorativa è molto ostile e quindi decidono di non portare avanti questa carriera. Studiano per diventare ingegneri ma poi lasciano perdere a causa delle condizioni sociali. Questi sono fatti e le cose dovrebbero davvero cambiare perché le donne vogliono poter fare questi lavori ma a causa della situazione sociale sono costrette a smettere e scegliere un’altra professione. Io credo che il sessismo attraverso le parole e le azioni sia qualcosa di molto vivo, sia in Germania dove, per esempio, abbiamo una grande differenza di retribuzione ma ovviamente anche in Italia con il caso del mio arresto, dove ho ricevuto molte offese sessiste che non avevano assolutamente nulla a che vedere con il caso in sé, né con la legge marittima e con i bisogni di sicurezza delle persone. Secondo me è la prova che abbiamo tutti molto lavoro da fare per denunciare questa ingiustizia e che dobbiamo affrontare queste diseguaglianze. Dobbiamo anche cambiare la struttura di potere all’interno delle nostre società e i diritti delle donne, e chiaramente questo include le donne transgender. Riguardano la metà della popolazione, quindi dobbiamo davvero organizzarci”.

DONNE E AMBIENTE

“Per quanto riguarda l’emergenza ambientale possiamo dire che siano state principalmente causate dagli uomini perché la leadership delle grandi aziende di combustibili fossili è prevalentemente composta da uomini e sono più gli uomini che ci lavorano. Vediamo tutti questi discorsi sui ritardi e i negazionisti del clima sono prevalentemente uomini. Invece, vediamo che le donne in posizione di leadership stanno avendo più successo degli uomini nell’affrontare la crisi climatica e i problemi ambientali. Ci sono studi scientifici che lo dimostrano. Una delle persone forse più famose in questo momento è la prima ministra della Nuova Zelanda Jacinda Ardem, ma anche la prima ministra della Finlandia sta lavorando molto meglio di molti altri e anche la prima ministra dell’Islanda, per esempio. Quindi, quello di cui abbiamo bisogno, se vogliamo affrontare la crisi ambientale, è mettere più donne nelle posizioni di leadership perché hanno più a cuore la comunità, sono più capaci di collaborare e per le crisi del clima e dell’ambiente abbiamo bisogno di collaborare globalmente e non metterci in una specie di competizione nella quale tutti cercano di accaparrarsi tutte le risorse rimaste. Si tratta di condividere perché se condividiamo e distribuiamo equamente tutte le persone al mondo avrebbero abbastanza risorse per coprire il solo fabbisogno e questo è un ambito nel quale le donne stanno riuscendo molto meglio degli uomini”.

DONNE E LEADERSHIP

“Credo che il futuro per le bambine continuerà ad essere difficile ma proprio per questo motivo credo sia importante che diamo risonanza alle voci di quelle persone che dimostrano una leadership e che possono essere una fonte di ispirazione e che dimostrano che ci sono donne che si battono per l’ambiente da anni, che hanno stabilito delle reti fantastiche. Se noi facciamo vedere alle ragazzine che ci sono queste donne leader che lottano, che collaborano e che alla lunga hanno successo credo che questo possa essere molto coinvolgente”.

PROGETTI FUTURI

“Al momento sono una libera professionista e lavoro part time per una Ong, poi ho il mio attivismo quindi al momento credo che rimarrò in Norvegia perché posso fare la libera professionista e avere l’ufficio praticamente dove voglio. Io mi auguro che l’Ue passi a una “strategia Covid” su tutto il territorio, credo sia molto importante, perché paesi come la Finlandia e la Norvegia chiaramente hanno dimostrato che è molto meglio per tutti. In Norvegia credo ci siano stati meno di 600 morti per Covid in tutto il periodo e certamente è un Paese in cui è più facile vivere al momento. Oggi è molto difficile fare progetti con questa situazione, sarebbe bello fare dei campi sulla giustizia climatica e sulla biodiversità, ma per quest’anno non sarà facile”.

Photo: @Raimond Spekking

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