Giustizia ambientale e sociale

Intervista a Fabrizio Barca

Nel rapporto elaborato dal Forum che si intitola “15 proposte per una giustizia sociale”, c’è un capitolo sulla giustizia ambientale nella quale si sottolinea che: “non c’è ecologia senza giustizia sociale”. In che senso? 

Se parlo di questioni ambientali senza sapere sulla testa di chi lo faccio rischio di trovarmi contro proprio le persone più vulnerabili e anche di creare alleanze pericolose tra chi sfrutta ambiente e chi ne subisce le conseguenze. Inoltre a noi non piace la parola “antropocene”: non ci piace dire che la causa dei cambiamenti climatici sia l’uomo. No, dobbiamo dirlo chiaramente: la colpa è del sistema di produzione capitalista. Un’altra produzione porterebbe a un altro utilizzo dell’ambiente e della tecnologia e avrebbe al centro la giustizia sociale. 

 

Occorre dunque un cambiamento radicale di “sistema” economico e sociale.  

Sì, le nostre sono proposte di cambiamento di paradigma, ma cominciando da una cosa concreta. Noi proponiamo, ad esempio, di affiancare ai consigli di amministrazione delle imprese un consiglio del lavoro e della cittadinanza: un consiglio in cui siano rappresentati tutti i lavoratori (stabili e precari) e anche i cittadini che vivono dove le imprese sono installate. Sarebbe un luogo dove tutti questi attori avrebbero la possibilità di discutere e di pesare sulla strategia aziendale. Secondo la mia esperienza e avendo visto le carte dell’Ilva, se avessimo avuto un consiglio così non sarebbe stato possibile scindere gli interessi della popolazione e quelli dell’azienda e si sarebbero potuti fare investimenti di tutela ambientale evitando molte vittime.

 

Quali ostacoli incontra questa proposta? 

Molti: devi convincere i lavoratori, i sindacati e le aziende. Però questa proposta sta camminando e sta raccogliendo favori sul territorio ma incontra anche preoccupazioni a livello nazionale. Come in tutti i paesi conservatori la paura di modificare lo stato vigente è forte, sia nel mondo del lavoro che nelle imprese. Invece questo sarebbe un luogo di competenza tecnica, di elaborazione e di negoziazione. Si alzerebbe il livello del conflitto o “confronto acceso”, ma sarebbe un confronto informato.

 

Che sarebbe poi un esercizio di democrazia. 

Sì perché ti costringe a essere non solo razionale ma ragionevole. Come dice Amartya Sen: “ragionevole vuol dire tenere conto delle ragioni degli altri” e questo sarebbe un luogo forse di litigio, che però è sacrosanto.

 

Altre proposte del Forum? 

Una classica del Forum e Legambiente è la carbon tax, l’accisa che fu introdotta nel ‘98 e che adesso riproponiamo di riprendere con tre caratteristiche importanti per il sociale: la gradualità, per agevolare i piccoli trasportatori, i cittadini etc… destinare metà dei proventi agli investimenti in efficienza energetica e sviluppo delle fonti rinnovabili incentivati dallo stesso provvedimento e infine, utilizzare la restante parte dei proventi, per agire compensativamente per chi ha ingressi meno forti. Saranno queste misure ad assicurare che la rideterminazione delle fiscalità non colpisca i ceti più deboli. Altra proposta, più innovativa, è quella sulle concessioni balneari. In Italia lo Stato affitta le spiagge al costo di 25 euro per metro quadrato. Cioè appalta un bene pubblico a privati senza ricavarne niente. Spesso inoltre si tratta di concessioni monopoliste o che si prolungano nel tempo e che non hanno particolare cura di quell’area perché non ci sono vincoli ambientali per la concessione. Spesso viene anche usato lavoro a sotto costo e mal pagato. La proposta è: prevediamo un canone che preveda delle clausole ambientali o dei vantaggi premiali per chi costruisce dei progetti di riqualificazione ambientale. 

 

In Europa Ursula von der Leyen ha presentato alla Cop 25 il Green New Deal europeo con l’ambizioso obiettivo di raggiungere il taglio del 55% delle emissioni entro il 2030. In Italia però non pare ci si stata una risposta altrettanto chiara. 

Il problema è che c’è un grande impoverimento politico che in Italia è stato più pesante che altrove. Qui c’è qualcuno che pensa che di fronte a un’emergenza come i cambiamenti climatici si possa lavorare in modo tranquillo e marginale. E invece no, se non affrontiamo l’emergenza ambientale o sociale finiamo come in Ungheria, con un regime totalitario. Il problema è di una classe dirigente impreparata culturalmente. 

 

Il Forum però agisce anche a livello europeo. 

In Europa il Forum con Asvis, ha fatto la proposta di cambiare la legge del semestre europeo (che è il fulcro del coordinamento delle politiche europee e soprattutto riguarda la stabilità di bilancio ndr) e abbiamo chiesto alla presidente che si parlasse di sviluppo sostenibile e di obiettivi dell’agenda 2030, in cambio dell’appoggio del gruppo socialista. La presidente lo ha accettato (la parola sostenibile compare 12 volte nel documento di insediamento ndr) e ora chiediamo che l’Italia divenga parte attiva perché quella parte venga resa concreta.

 

Si parla di un Impegno economico di 260 miliardi l’anno. Fattibile? 

I numeri contano ma contano soprattutto le cose concrete e l’uso del bilancio. Credo nella volontà della Commissione ma dobbiamo poi vedere i numeri concreti e gli accordi di partenariato, di numeroni ne abbiamo avuti tanti.

L’associazione

FORUMDD

ForumDD, riunisce 8 organizzazioni della società civile italiana, 3 Fondazioni sostenitrici e 47 membri dell’assemblea. Si definisce un “think and do”, un luogo oche mette insieme saperi di mondi diversi, organizzazioni di cittadinanza attiva e ricerca, prassi e teoria, sperimentazione e aspirazione sistemica. Ha elaborato un rapporto “15 proposte di giustizia sociale”, che attraverso alleanze politiche e istituzionali sta cercando di realizzare.

 

Il manifesto

GIUSTIZIA SOCIALE E AMBIENTALE SI CONQUISTANO INSIEME

Giustizia sociale e ambientale devono camminare assieme: le misure per il contrasto della crisi climatica, per la sostenibilità ambientale, per la transizione energetica devono favorire, anche nel breve termine, le fasce più deboli e vulnerabili della popolazione. Le proposte avanzate per raggiungere questo obiettivo sono un insieme di proposte per la legge di bilancio che vanno in questa direzione. In collaborazione con l’ASviS, altre iniziative riguarderanno i passi che l’Unione Europea dovrà compiere durante il 2020 per dare attuazione all’impegno della nuova presidente della Commissione europea di riorientare il “semestre europeo” – il più forte strumento di coordinamento dei bilanci nazionali – agli Obiettivi Onu. 

Estratto dal rapporto “15 proposte per una giustizia sociale del Forum” https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/messa-a-terra-delle-15-proposte-per-la-giustizia-sociale/

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