Andreco: ingegnere-artista-ambientalista

Con il suo “Climate Art Project” racconta la sinergia tra arte, uomo e natura

Incontriamo Andreco, uno degli artisti italiani più eclettici e sensibili degli ultimi anni, nei magnifici paesaggi bucolici delle Serre dei Giardini Margherita dove da qualche anno svetta una sua scultura in ferro battuto e bronzo nell’orto comunitario dello spazio rigenerato dal Comune di Bologna e fatto rivivere di idee e progetti dalla cooperativa Kilowatt. Una scultura che è nata per scomparire negli anni, mangiata dalla vegetazione spontanea, in una sinergia fra arte e natura che condiziona da sempre la sua opera e ne è forse la sintesi perfetta. Nato a Roma, è dottore di ricerca in Ingegneria Ambientale sulla sostenibilità urbana, ha condotto ricerche post dottorato sui benefici ambientali delle tecnologie verdi urbane in collaborazione con l’Università di Bologna e la Columbia University di New York. Dal 2000, parallelamente alla formazione scientifica, porta avanti la sua ricerca artistica. Negli ultimi anni le due ricerche, artistica e scientifica, si sono unite in un’unica ricerca multidisciplinare che ha come tema principale il rapporto tra spazio urbano e paesaggio naturale e tra l’uomo e l’ambiente in tutte le sue declinazioni. Come si legge dal suo sito, i lavori prodotti da Andreco “sintetizzano i concetti alla base delle sue ricerche in simboli, immagini che vanno a comporre il suo linguaggio visivo e concettuale…”. Andreco utilizza varie tecniche, dal disegno alla pittura, dalla scultura al video, che nelle esposizioni sono spesso combinate tra loro. Realizza installazioni, performance, murales e progetti di arte pubblica a volte supportati da un percorso partecipativo che sono state esposte in mostre e festival nazionali ed internazionali, a partire dalla Biennale Arte di Venezia.

 

Parlando del tuo ultimo lavoro, in ordine di tempo, Climate Art Project, nato alla COP di Parigi nel 2015, ce ne puoi raccontare la genesi e il messaggio? 

“Nel 2015 volevo sottolineare l’importanza dell’evento che si stava vivendo a Parigi con un qualcosa che creasse attenzione e facesse pensare alle conseguenze dei nostri gesti. E da lì, il “Climate Art Project” è andato trasformandosi e adattandosi alle varie esigenze, situazioni e contesti e vive ancora a distanza di 4 anni e muta in continuazione. Per esempio, a Venezia nel 2017 ho fatto un murales di 100 metri sul canal grande che segna i livelli futuri di innalzamento delle acque nella città lagunare. Su un muro a fondo giallo delle linee azzurre si presentano come monito, sempre più alte con lo scorrere del 

tempo, fino ad arrivare ai 2 metri previsti per il 2200. Al wall è legata l’installazione realizzata con ferro e piante per un’altezza di quasi sette metri da posizionare sempre sul canal grande. La scultura ricorda come con l’innalzamento delle acque porterebbe proprio alla scomparsa delle piante che compongono il lavoro. 

 

L’ultimo lavoro in India invece ha fatto molto parlare di sé, anche per l’originalità produttiva che hai immaginato…. 

“Credo di aver centrato un punto importante, gli effetti dello smog nella vita di ognuno di noi. Ho costruito un murale concettuale che rappresenta lo smog, realizzato con lo smog nella città che più di ogni altra al mondo soffre il problema di inquinamento. L’opera, al cui interno ci sono formule chimiche, grafici e dati forniti dai centri di ricerca con l’obiettivo di formare unica immagine concettuale, è dipinta con una speciale pittura ottenuta attraverso le sostanze coloranti presenti nello smog, intende raffigurare in modo simbolico l’impatto su un ambiente pulito dei fumi tossici e dei gas serra provenienti delle emissioni industriali, dal traffico e dai roghi di rifiuti. È una sorta di meta-opera di quasi 300 metri quadrati realizzata per il Lodhi Art District di Nuova Delhi, che per i suoi picchi di polveri sottili ha conquistato nel 2018 il tutt’altro che ambito titolo di città più inquinata del pianeta, è così diventata la quinta tappa del “Climate Art Project”. E così via…”

Intervista a Andreco di Jonathan Ferramola

 

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