Ahmed Timol: cercando un’altra giustizia

— Dopo quasi 50 anni in Sudafrica si riaprono processi e con loro le vecchie ferite dell’Apartheid

Nella tarda serata di venerdì 22 ottobre 1971 due uomini indiani, che viaggiavano in una Ford Anglia di colore giallo chiaro, furono fermati in un blocco stradale della polizia di Fuel Road a Coronationville, Johannesburg. Nel bagagliaio dell’auto, la polizia scopre centinaia di volantini del Congresso nazionale africano e del Partito comunista sudafricano, oltre a copie di ampie comunicazioni con il Partito Comunista Sudafricano Sacp a Londra. I due uomini – Ahmed Timol, insegnante e agente del Sacp e Salim Essop, studente di medicina del terzo anno di Wits – furono consegnati alla polizia di sicurezza e portati al quartier generale della polizia a John Vorster Square. Nonostante un ruolo marginale di Timol nell’organizzazione del Sacp, la polizia di sicurezza credeva  di aver scoperto un anello segreto del Partito Comunista nella comunità indiana, e lo ritenne responsabile della distribuzione di propaganda spesso altamente incendiaria volta ad incitare la popolazione nera a ribellarsi violentemente contro la minoranza bianca in Sud Africa. In ogni caso questo costituì un alibi per l’arresto e la tortura. Il mercoledi successivo all’arresto Timol precipitò dal decimo piano di John Vorster Square. A capo della Sezione Sicurezza della Polizia era Joao “Jan” Anastacia Rodrigues. Nell’inchiesta tenutasi l’anno seguente il magistrato De Villiers decretò che Ahmed Timol si era suicidato e che nessuno era responsabile della sua morte. Nel 2017 il caso si è riaperto e Rodrigues è stato portato di nuovo in Tribunale e condannato nel luglio del 2018. Ora Salc (Southern Africa Litigation Centre) sta lottando per includere questo delitto tra i crimini contro l’umanità aprendo così una nuova strada in ambito giudiziario, in Sudafrica e non solo. Questo il documento con cui Salc, il nostro partner sudafricano, chiede una revisione dei capi d’accusa nel caso “Rodrigues”. Il Salc un’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Johannesburg che sostiene avvocati specializzati in diritti umani nei paesi dell’Africa meridionale con consulenza legale, supporto tecnico e finanziamenti.

L’impunità del Sistema Apartheid

L’Apartheid (afrikaans per “separateness”) descrive il sistema che ha commesso atti di discriminazione razziale, violenza di massa e omicidi per proteggere la supremazia bianca in Sudafrica dal 1948 al 1994. La maggior parte di questi cosiddetti crimini dell’Apartheid non sono mai stati perseguiti, nemmeno dopo le prime elezioni democratiche del 1994. Anche se oggi costituiscono reato contro l’umanità ai sensi dello Statuto di Roma, in realtà nessun caso è stato riconosciuto come tale finora. Il Southern Africa Litigation Centre è recentemente intervenuto nel processo “Rodrigues contro il National Director of Public Prosecution (Ndpp) e altri”, sottoponendo al tribunale la richiesta di riformulazione dell’imputazione proprio in questo senso. L’inerzia da parte dell’Accusa e l’interferenza politica in passato hanno impedito il perseguimento di questi crimini (ben 300 sono stati i casi per cui la “Commissione per la verità e la riconciliazione” aveva chiesto ulteriori indagini o azioni giudiziarie più di 20 anni fa). Ora il caso Rodrigues potrebbe aprire la strada a futuri procedimenti giudiziari che inquadrino finalmente i crimini di Apartheid come crimini contro l’umanità. Se il Tribunale accogliesse la ricostruzione fornita da Salc, questo creerebbe un importante precedente.

Background: la difficoltà di caratterizzare i fatti come crimini contro l’umanità

Ahmed Timol, fu ucciso il 27 ottobre 1971 mentre era sotto la custodia del famigerato “Security Branch”: il ramo della polizia sudafricana, la cui funzione, tra l’altro, era di raccogliere informazioni e valutare minacce allo stato di Apartheid. L’imputato, Jan Rodrigues, era un membro di questa Sezione. Dopo un’inchiesta sulla morte di Timol nel 1972 e nel 2017, Rodrigues è stato incriminato, nel luglio 2018, per l’omicidio di Timol e ostruzione della giustizia. Tuttavia, anche se l’Accusa riconosce per questo delitto il contesto politico dell’oppressione razziale sistematica al momento dell’omicidio, non riesce a ricondurre questi fatti alla condotta di Rodrigues. Mentre Salc sostiene che, proprio quel contesto giustifichi un’accusa per crimini contro l’umanità e una modifica dei capi di imputazione formulati a carico dell’ex poliziotto. A questo proposito Salc ha dimostrato che i crimini contro l’umanità costituivano già materia di diritto internazionale consuetudinario nel 1971, portando come prove testi normativi, processi simili e sentenze precedenti (Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Icty) nel caso Tadic, Tribunale militare internazionale di Norimberga del 1945, Tribunale militare internazionale 1946 per l’Estremo Oriente, principi di Norimberga del 1950 e in particolare, la giurisprudenza delle sezioni straordinarie dei tribunali della Cambogia (Eccc), che ha trattato un caso simile). Dal punto di vista del contenzioso, il diritto internazionale consuetudinario fornisce la base giuridica per allargare il campo di applicazione del concetto di crimine contro l’umanità anche agli assassinii di attivisti anti-Apartheid o a coloro che si sono resi colpevoli di atti di privazione di diritti fondamentali basati sulla razza, riconoscendoli come uno dei crimini più gravi del diritto internazionale. Le prove che documentano la politica di oppressione e discriminazione nei confronti della popolazione civile nera e colored in Sudafrica, infatti, dimostrano che proprio il “Sistema di Apartheid” costituisce l’elemento di contesto necessario a definire il reato come “crimine contro l’umanità”. In questo si inserisce la storica richiesta di Salc di riformulazione delle accuse. Le istanze processuali di Salc includono anche un’analisi dettagliata delle risoluzioni vincolanti e non vincolanti emesse dalle Nazioni Unite (Onu) o dall’Unione africana sul presupposto che anche le risoluzioni non vincolanti (soft laws) possono avere un valore normativo contribuendo alla formazione del diritto consuetudinario. Pertanto, anche le risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che hanno dichiarato che “l’Apartheid è un crimine contro l’umanità”, “una violazione della Carta delle Nazioni Unite” o “una grave minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali” hanno avuto un valore sostanziale nel delineare il sistema del diritto internazionale consuetudinario.

Perché un’accusa per crimini contro l’umanità è così importante?

Secondo la legge sudafricana, la sezione 18 (g) della legge sulla procedura penale 51 del 1977, stabilisce che non vi è alcun limite temporale per intraprendere azioni penali per crimini contro l’umanità (in altre parole, il reato non si prescrive). Pertanto, non importa che nel caso Rodrigues l’autorità giudiziaria abbia accusato l’imputato 47 anni dopo che il presunto crimine è stato commesso. Questo è anche il motivo per cui è improbabile l’affermazione di Rodrigues secondo cui il suo diritto a un processo equo sarebbe stato violato da un presunto indebito ritardo nei procedimenti. In vista di processi futuri che potrebbero avere ad oggetto reati come la persecuzione, la prescrizione potrebbe in realtà diventare un problema più serio rispetto al caso Rodrigues. Una corretta definizione giuridica nel senso di crimine contro l’umanità è quindi essenziale quando si tratta di perseguire simili reati. Resta da vedere se l’Alta Corte seguirà la raccomandazione del Salc. In base al principio iura novit curia (brocardo latino che esprime la spettanza all’organo giudicante del potere ultimo di interpretare le leggi ed applicarle al caso concreto), il Tribunale investito del caso potrebbe modificare autonomamente le imputazioni proposte dall’Accusa. In alternativa, potrebbe rinviare gli atti al pubblico ministero richiedendo che sia l’accusa a formulare una nuova e diversa imputazione sulla scorta delle indicazioni emerse in giudizio. Per quanto riguarda la dimensione strategica del caso Rodrigues, è chiaro che il suo esito positivo sarebbe fondamentale e potrebbe aprire la strada alla futura persecuzione dei reati commessi al tempo dell’Apartheid come crimini contro l’umanità. Analizzando casi simili in Namibia, dove l’accusa e la politica hanno mostrato lo stesso tipo di inerzia nello svolgimento delle indagini e nella persecuzione dei colpevoli, il caso Rodrigues potrebbe avere un impatto sovranazionale anche al di fuori del Sudafrica.

di Atilla Kisla (ricercatrice, Centro per le controversie sul Sud Africa) e Kaajal Ramjathan-Keogh (direttore esecutivo del Southern Africa Litigation Centre)

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