— Madri che si uniscono contro l’onda di violenza razzista che colpisce anche i bambini adottati
Era il 25 febbraio 2018 quando Gabriella Nobile, milanese, mamma adottiva di due bambini arrivati dall’Africa, scrisse una lettera aperta al leader della Lega Matteo Salvini per “ringraziarlo” della sua violenta campagna elettorale contro gli immigrati, campagna che aveva scatenato l’ennesima ondata di razzismo verso chi, ancora oggi, porta addosso il colore della pelle “sbagliato”. Nel post di Gabriella leggiamo accuse rivolte ai suoi figli: “Venite qui a rubare e ammazzare le nostre donne” detto a un bambino di 12 anni in autobus non è cosa da poco, come non lo è il regime di impunità sociale e morale in cui naviga chi si prende la libertà di fare simili affermazioni. Il post diventa virale e riceve in poche ore oltre 70.000 like, e 31.000 condivisioni. La forza delle mamme, come tutti sanno, è di acciaio, ma quella delle mamme adottive è ancora più straordinaria, perché da lì a poco si forma un gruppo che coinvolge decine di mamme, raccogliendo segnalazioni e sostenitori da tutta la penisola: nasce così “Mamme per la pelle”, un’associazione culturale che unisce la volontà di combattere questo vortice di terrore e violenza e l’intento di creare e rafforzare una rete organizzata per prevenire e vigilare su simili comportamenti. Abbiamo intervistato Silvia Buzzone, collaboratrice e consigliera dell’associazione, nonché mamma adottiva di una bambina arrivata qualche tempo fa a Lampedusa:
Com’è strutturata l’associazione?
Al momento c’è un direttivo di cinque persone e ci sono più di 300 mamme in tutta Italia che hanno aderito come socie, tutte accomunate dalla volontà di combattere l’incremento delle discriminazioni e degli atti di razzismo. Non soltanto per i nostri figli ma anche nei confronti di quei figli di famiglie con problemi di integrazione, senza strumenti per potersi tutelare e a rischio emarginazione, noi siamo sempre disponibili a dargli un supporto…
In che modo ci riuscite, in cosa consiste il vostro apporto?
Diamo la possibilità di avere un supporto psicologico e legale, molti genitori non sanno come affrontare determinate situazioni. L’idea è quella di creare un database in cui sono presenti tutte le testimonianze delle mamme che ci riportano quello che hanno vissuto. Dobbiamo riuscire a sensibilizzare anche dal punto di vista quantitativo: prima c’erano 60 denunce all’anno di maltrattamenti e discriminazioni, ora siamo a più di 380. Ne stiamo ricevendo moltissime e sono soltanto la punta dell’iceberg, molte persone che subiscono, decidono di non denunciare.
Grazie a l’“Era Salvini” stiamo registrando un forte inasprimento dei toni, state trovando resistenze da parte dei vari organi istituzionali e non?
I punti dove si sviluppano la maggior parte delle nostre attività sono Milano e Palermo e per il momento non abbiamo incontrato attriti da questo punto di vista, complice sicuramente l’apertura dei rispettivi sindaci. Orlando, il sindaco di Palermo, si è sempre battuto molto riguardo l’interculturalità e questo fin dai suoi primi mandati. Il 12 maggio ci ha messo a disposizione Villa Niscemi a Palermo per una mostra fotografica e attività laboratoriali con i più giovani. Anche a Milano abbiamo trovato una buona accoglienza, abbiamo organizzato insieme ad altre entità ed associazioni la marcia “People – prima le persone” lo scorso 2 marzo.
….e per il futuro invece?
Il primo obiettivo è quello di superare la limitatezza geografica, fare dei progetti che ci permettano di entrare nelle scuole in modo da poter fin da subito creare nei bambini e ragazzi dei concetti che per me erano assodati, scontati; io pensavo che quando sarebbe arrivata mia faglia non ci sarebbe stato nessun problema, che erano cose ormai superate, ma mi sbagliavo, i problemi ce ne sono e anche molti, tanti quante le segnalazioni che riceviamo.
di Steven Cesaretti