— “I neri italiani” sono giovani artisti che a suon di video, foto ed eventi sostengono battaglie culturali come lo ius soli. Riuscendo anche a riderci su
L’Italia che cambia è fatta di nuove generazioni che vogliono far sentire la propria voce e farsi riconoscere parte di questo paese. E lo fanno attraverso l’arte e l’attivismo. Una delle tante realtà che fanno parte di questo cambiamento sono “Neri Italiani” un gruppo di artisti che fa dell’ironia la sua principale arma. Infatti il loro nome fa riferimento a come venivano chiamati in modo dispregiativo gli italiani migrati negli Stati Uniti. Amin Nour, regista e attore romano, e anche uno dei membri fondatori di “Black Italians” ce lo spiega:
Come nasce Black Italians?
Black italians è nato in un momento in cui la comunità black non aveva una rappresentazione sui social, eravamo l’unica realtà che non facesse riferimento solo a un discorso di Africa ma che in qualche modo cercasse di rappresentare gli afrodiscendenti, con l’arte e l’attivismo, quindi cercando di mischiare quello che è lo spettacolo, cinema, musica, teatro e scrittura con l’impegno, prendere una posizione che fosse anche critica sia per la società sia per la stessa comunità black. E anche per lottare contro un razzismo di classe tra afrodiscendenti e migranti.
Uno dei vostri obiettivi è cercare di inserire la comunità nera nel contesto sociale e cercare di contribuire al progresso culturale ed economico della società italiana. Come perseguite questo scopo?
“Abbiamo sostenuto ogni battaglia dello ius soli e dello ius culturae. A livello artistico abbiamo prodotto dei cortometraggi con il bando Migrarti. Uno era “Ambaradan”, corto su un nero nazifascista”
Quest’ultimo corto è il frutto di un lungo lavoro durato 4 anni in cui hai analizzato il conflitto interno che le seconde generazioni attraversano durante gli anni della formazione:
“La prima fase è la negazione, ossia i bambini alle elementari tendono a negare le proprie origini, per omologarsi nella società. Dopodiché subentra la rabbia dal momento in cui entrano alle medie e scoprono di essere stranieri. Dopo le medie arriva la consapevolezza, si cominciano a formare le prime comitive ghetto quelle di sole seconde generazioni o di appartenenza alle stesse origini. Per poi arrivare a un discorso di accettazione che tendenzialmente arriva con l’università, con un percorso in cui si accetta quello che si è e quindi si accetta di essere di origine straniera ma anche di avere una cultura italiana.”
Secondo te esiste in Italia l’afrofobia?
“Sì esiste, in minima parte, però esiste, ad esempio quando si parla di immigrazione l’immaginario collettivo che si ha è sui neri. Da quando ci sono stati tanti neri che sono arrivati vederli raggruppati in un posto tutti insieme è un pugno nell’occhio per un italiano autoctono e quindi pensa che ci sia un’invasione.”
Come si potrebbe combattere il razzismo?
“Sicuramente facendo una campagna social migliore e più unitaria, se in qualche modo le comunità iniziassero a collaborare. Io da attivista quando vado ai tavoli di “sinistra” noi neri, noi di seconda generazione non ci siamo. Perché prediligiamo le istituzioni o a fare i salottini, mentre il lavoro più duro è nei quartieri e nel fare iniziative lì. Lavorare in periferia è più difficile, ancor più riuscire a trovare quel linguaggio utile per farsi capire.”
E infatti con il cortometraggio avete trovato il linguaggio adatto…
“Una cosa che mi dicono dei miei prodotti è che in qualche modo piacciono sia alla destra che alla sinistra perché non faccio la morale, non c’è un discorso di vittimismo e c’è tanta ironia. Parlo sempre di avversari politici e non di nemici. Questo credo sia la base del dialogo e di una società più inclusiva.
di Annalisa Ramos Duarte e Anabely Puquykilla
L’iniziativa – IParticipate, riflesso di una nuova Italia
Città come Firenze servono da contenitore di opportunità, dove più mondi si incontrano. Ed è in questa prospettiva di unione che in questa città nasce IParticipate, che dà voce alle nuove generazioni italiane. La sua potenza risiede nell’unire le forze e imparare a non tacere quando i propri diritti restano inascoltati. IParticipate nasce nel 2015 su iniziativa di giovani con background migratorio con l’obiettivo di partecipare attivamente alle politiche sociali riguardanti la città di Firenze, la loro città. Facendo leva sull’appartenenza a più culture offrono uno nuovo punto di vista critico per affrontare le problematiche sociali.
Nel corso degli anni abbiamo organizzato diverse attività, sostenendo battaglie importanti come quella per il diritto alla cittadinanza, la proposta di legge ius soli. IParticipate sostiene e crede profondamente nel diritto alla cittadinanza dei giovani nati o arrivati giovanissimi in Italia, ai quali non viene riconosciuta dalle istituzioni l’appartenenza a pieno titolo all’Italia. “Per noi non è questione di avere semplicemente un passaporto italiano, ma si tratta di accettare e riconoscere da parte della società italiana la nostra identità biculturale”, dice Nezha, volontaria dell’associazione che ha passato tutta la sua vita in Italia ma che per lo stato continua ad essere solo una cittadina marocchina, mentre lei si sente a pieno italo-marocchina. Sentirsi italiani non è sufficiente, per questo ci sforziamo per rafforzare la nostra voce e portarla nei tavoli di dialogo delle istituzioni, perché è necessario farsi riconoscere.
Noi ci poniamo come ponte fra le famiglie straniere, i loro figli, i futuri italiani e le istituzioni. Per questo ci siamo presentati in qualità di partner al progetto “Giamburrasca e Balestra contro la dispersione scolastica”. Dove abbiamo constatato quanto sia importante la nostra presenza non solo come aiuto alle famiglie e i loro figli ma anche come stimolo ad essere partecipi nella nostra società e sperare in un futuro realisticamente migliore e la cui costruzione parte dai più giovani. Per questo è essenziale lavorare sull’inclusione dei giovani e delle loro famiglie all’interno della società in cui vivono.
Siamo sommersi da una marea di stereotipi e pregiudizi che infondono paure e distorcono la realtà, che ci rendono schiavi di sentimenti oppressivi. Questo ci ha ispirati ad organizzare il flash mob “No stereotype day” dove ognuno ha indossato una maglietta con uno stereotipo. Un’azione realizzata con l’intento di far riflettere su come spesso la realtà venga strumentalizzata e distorta dai media e dalla politica.
IParticipate non vuole solo essere un luogo di aggregazione e di dialogo per i nuovi italiani ma una presenza attiva sul territorio che invita tutti i giovani, italiani e non, a collaborare per cambiare e crescere insieme per “la nostra cara Italia”.