— Le leggi tradizionali governano il paese, ma oggi qualcosa si sta muovendo
Il Regno dello Swaziland, recentemente rinominato Regno di eSwatini, è un piccolo paese stretto tra la Repubblica del Sudafrica e il Mozambico. Ha una popolazione di 1,2 milioni di persone, due terzi dei quali vivono sotto la soglia di povertà. Dopo l’indipendenza dalla Gran Bretagna, nel 1968 il re Sobhuza II abrogò la Costituzione e fino al 2005 la nazione Swazi non ne ha più avuta una.
Nonostante l’entrata in vigore della carta costituzionale che contiene norme fondamentali relative ai diritti umani e alle libertà fondamentali, nel paese vigono ancora norme consuetudinarie legate a tradizioni e costumi sociali che spesso prevalgono anche sulle norme di diritto. Il Regno di Eswatini è l’ultima monarchia assoluta del continente africano, governata attualmente da Re Mswati III. COSPE lavora nel paese dal 2000 con diversi interventi di cui uno sostenuto dell’Unione europea, insieme a 34 organizzazioni della società civile per allargare gli spazi di libertà di espressione, di associazione e assembleare così come la fruizione dei diritti economici, sociali e culturali, diritti delle donne e persone lgbti, diritti dei bambini. Uno degli ambiti più critici riguarda sicuramente la libertà di espressione e di associazione. In risposta alle preoccupazioni espresse dai Comitati delle Nazioni Unite per i diritti umani Il governo di Eswatini ha dichiarato che: “lo Stato non è ancora pronto a consentire ai partiti politici di registrarsi e contestare il potere politico”. Un’affermazione che purtroppo ha trovato conferma nelle recenti elezioni del 21 settembre scorso, a cui non è stato concesso a nessun partito di registrarsi e che sono state precedute da repressioni violente della polizia di proteste pacifiche organizzate dall’Unione sindacale degli insegnanti (Tucoswa) che chiedevano migliori condizioni di lavoro. Sul fronte dei diritti economici e sociali il rapporto stilato dal Southern Africa Litigation Centre nel settembre 2018 (The alignment of Eswatini’s domestic law with recommendations of United Nations Human Rights Mechanisms), rileva come particolarmente problematico il diritto alla salute, in particolare l’accesso alle cure e la non discriminazione per le persone affette da Hiv. Il Regno di Eswatini ha il più alto tasso di prevalenza di Hiv nel mondo- che è stimato al 27,2%.
Sebbene un maggiore accesso al trattamento antiretrovirale finanziato con fondi pubblici abbia contribuito a ridurre i tassi di prevalenza, lo stigma associato alla pandemia dell’Hiv rimane elevato e funge da barriera al trattamento e ai test dell’Hiv.
Infine l’Upr (Universal Periodic Review) ha evidenziato che i diritti delle donne continuano ad essere lesi e le disparità perpetrarsi a causa delle consuetudini e delle pratiche prevalenti nella società. Insieme alle combattive e determinate associazioni di donne che sono riuscite a ottenere quest’anno l’approvazione della legge sui reati sessuali e la violenza domestica, si sta lavorando per rivedere le leggi sul matrimonio, l’ereditarietà e i diritti di proprietà e combattere le pratiche consuetudinarie discriminatorie. Il godimento reale dei diritti umani in Eswatini continua ad essere una sfida che le organizzazioni della società civile portano avanti con fatica dato il contesto istituzionale soffocante ma che deve vederci al loro fianco per sostenere l’adozione di strumenti legislativi che vadano d’accordo con le raccomandazioni emanate dai meccanismi internazionali di controllo.
di Anna Meli
COSPE PER I DIRITTI UMANI
La storia del lavoro di COSPE nel Regno di Eswatini da qualche anno ha incrociato le sedi dei meccanismi internazionali che monitorano gli Stati nella applicazione delle Convenzioni e dei Trattati per la protezione e promozione dei diritti umani: nel 2014 COSPE era a Ginevra alla presentazione del rapporto ombra della società civile alla Commissione delle Nazione Unite che segue la Convenzione per la Eliminazione della Violenza contro le donne (Cedaw); nel 2016 alla presentazione al Consiglio Un per i Diritti Umani del rapporto ombra in occasione della Upr – Universal Periodic Review (a cui ogni Stato è sottoposto ogni 4 anni circa). A novembre del 2018 abbiamo ospitato in Eswatini la visita di un Commissario del Comitato Un dei Diritti Umani per presentare il rapporto ombra della società civile sullo stato delle raccomandazioni emanate nel 2017 dal Comitato relative al Trattato Internazionale sui Diritti Civili e Politici. Nel 2019 torneremo a Ginevra per il nuovo rapporto ombra Cedaw. In tutto questo processo COSPE ha accompagnato la società civile Swazi con oltre 30 organizzazioni coinvolte, perché questi trattati fossero parte di un’azione di advocacy e lobbying verso le istituzioni. Nel 2018 è stata anche realizzata una estensiva ricerca sull’allineamento del sistema legislativo del paese con le raccomandazioni delle Nazioni Unite. La ricerca analizza le raccomandazioni secondo quattro aree dei diritti umani (civili/politici, sociali/economici, dei bambini/ giovani, delle donne/Lgbti).
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