“Passi leggeri”: La pandemia ha aumentato la violenza domestica
Dalla fine del regime ad oggi (circa 30 anni) in Albania i diritti delle donne sono sempre stati messi a rischio, ma questa volta la minaccia è arrivata da un virus invisibile, il Covid-19, un fenomeno che ha scosso le fondamenta sociali ed economiche di tutto il mondo ma che ha influenzato pesantemente soprattutto la vita delle donne e delle ragazze. Il coronavirus e le misure di contenimento messe in atto dal governo albanese hanno infatti moltiplicato i loro problemi, prima di tutto quello della violenza domestica visto che donne e ragazze sono state costrette a vivere 24 ore al giorno con i loro maltrattanti. Inoltre molte donne hanno anche perso il lavoro e sono diventate più dipendenti dai propri mariti e, per questo, anche più vulnerabili alla violenza.
Il Centro Donna “Passi Leggeri” di Scutari, nonostante la sua esperienza, ha incontrato molte difficoltà nell’aiutare le donne vittime di violenza in questa fase. La pandemia ci ha messi tutti e tutte in una situazione senza precedenti, visto che eravamo abituate a dare i nostri servizi “dal vivo”, guardando in faccia le donne e facendo loro sentire la nostra vicinanza. Subito dopo l’inizio della pandemia e delle misure di isolamento sociale, ci siamo dovute riorganizzare per poter garantire al meglio assistenza e servizi: abbiamo prima di tutto pubblicato un numero di cellulare che poteva offrire consulenze legali e psicologiche, disponibile 18 ore al giorno per 7 giorni, inoltre abbiamo deciso di ri – contattare tutte le donne che avevano già chiesto i servizi del Centro, sapendo bene che a causa delle difficoltà economiche alcune donne non potevano neppure permettersi una telefonata, e abbiamo cercato di capire se avevano bisogno di un supporto legale, psicologico o economico.
Nei casi più difficili, abbiamo deciso anche di sostenere alcune di loro con pacchi di cibo. Nel mese di maggio abbiamo realizzato un questionario per identificare i bisogni delle donne facendoci poi da tramite con i municipi di residenza o altre organizzazioni. Il questionario ci ha permesso anche di sondare la questione della violenza nelle case e ci ha dato molte informazioni sulla situazione delle donne durante la quarantena (vedi i dati nella tabella ndr). La pandemia ha colpito in modo più duro le donne e le ragazze nelle zone rurali che già vivono isolate, ma che con le misure di contenimento legate all’emergenza hanno peggiorato il loro isolamento associandolo a problemi socio-economici: il divieto di movimento ha infatti ostacolato la vendita dei loro prodotti, le ha impoverite economicamente e le ha esposte a violenza domestica.
Dopo la fine del lockdown, ci sono arrivate 8 richieste di assistenza legale per il divorzio. I documenti sono stati completati e sono pronti per essere sottoposti ai tribunali non appena saranno aperti. Tre di queste donne, durante la pandemia, si sono rivolte alla polizia per avere un ordine di protezione, ma nessuna di loro è riuscita ad averlo perché la polizia ha dichiarato di non avere tutte le prove… Bisogna anche dire però che ci sono state anche esperienze di grande solidarietà: le donne del comune di Vau Dejes, ad esempio, si sono mobilitate per aiutare una donna che ha partorito durante la pandemia subito dopo essere stata lasciata dal suo convivente, cercando i beni materiali necessari per un neonato.
Lo scorso 4 di giugno, infine, è stato denunciato un caso di violenza sessuale ai danni di una ragazza minorenne da parte di una guardia scolastica e alcuni giovani. Questo caso ha dato il via a una grande protesta a Tirana da parte di giovani e organizzazioni della società civile. Sulla base di questa protesta, il Centro Donna ha promosso proteste nei piccoli comuni rurali dove lavora e dove è più difficile parlare di questi temi: Vau Dejes, Fushe Arrez, Puke, Tropoja. La partecipazione di donne e ragazze è stata buona, considerando che si tratta di piccoli comuni con una cultura patriarcale molto forte.
di Denada Shpuza