Simon Nkoli: il coraggio di un attivista queer contro l’apartheid

di Welcome Mandla Lishivha

Welcome Mandla Lishivha (in foto) è uno scrittore e giornalista sudafricano, autore del memoir “Boy on the Run”, in cui racconta la sua infanzia segnata dalla perdita della madre, il suo percorso di crescita come uomo gay nero in Sudafrica e il potere della scrittura come strumento di guarigione e affermazione. Ha conseguito un master in Giornalismo e Studi sui Media e sta attualmente lavorando a un dottorato in Giurisprudenza. Attraverso la sua scrittura, Lishivha afferma con orgoglio la propria identità e contribuisce alla visibilità della comunità queer sudafricana, rivendicando la necessità di raccontare storie autentiche e spesso trascurate. È lui a raccontarci la storia di Simon Nkoli, simbolo dellʼattivismo queer, famoso per essere, secondo le sue parole, il più “famoso gay nero del Sudafrica”.

Simon Nkoli nacque a Soweto nel 1957 e crebbe nella township di Sebokeng, nel sud del Gauteng. Fu una figura centrale nella lotta per i diritti Lgbtqia+ e per la giustizia sociale in Sudafrica. Morì alla vigilia della Giornata Mondiale contro lʼAids, il 30 novembre 1998, a causa di una malattia correlata allʼHiv. Nkoli è ricordato per aver portato le questioni dei diritti gay in prima linea nel movimento internazionale contro lʼapartheid e per aver richiesto la piena inclusione dei cittadini queer e sieropositivi nel nuovo Sudafrica. Nel 1984 fu arrestato insieme ad altri 21 membri del movimento anti-apartheid e incarcerato per quattro anni. Durante la detenzione, dichiarò pubblicamente la propria omosessualità di fronte ai suoi compagni di lotta. In un clima di forte omofobia, la sua dichiarazione scatenò tensioni, ma lui ribadì con fermezza: “Compagni, sono gay. Se non volete essere processati con i gay, allora non volete essere processati con me.” Questo atto di coraggio costrinse molti attivisti antiapartheid a confrontarsi con le questioni della discriminazione sessuale e di genere. Dopo la scarcerazione, Nkoli fondò Glow (Gay, Lesbian Organisation of the Witwatersrand), il primo gruppo sudafricano apertamente multirazziale per i diritti Lgbtqia+. Il suo attivismo fu cruciale per la prima marcia del Pride in Sudafrica nel 1990, così come per la lotta per lʼinclusione della protezione legale contro la discriminazione basata sullʼorientamento sessuale nella Costituzione post-apartheid. Tuttavia, la sua visibilità e il suo impegno incontrarono non solo il razzismo istituzionale, ma anche il rifiuto da parte di una parte della comunità Lgbtqia+ bianca, che lo emarginò dal discorso dominante. “Exit”, il più antico giornale Lgbtqia+ del Sudafrica, ebbe un ruolo controverso nella vita di Nkoli. Pur avendo contribuito alla politicizzazione del trattamento dellʼAids e alla marcia del Pride, la pubblicazione, rivolta principalmente a un pubblico bianco, rifiutò di sostenere Nkoli quando fu incarcerato. Anzi, lo definì un criminale e un terrorista, negando che la sua battaglia fosse parte della lotta per i diritti Lgbtqia+. Anche dopo la sua morte, nel 1998, il giornale continuò a mantenere un approccio che escludeva in gran parte la sua eredità, omettendo di citarlo in occasione del trecentesimo numero della testata nel 2015. Nonostante questi ostacoli, Nkoli non si arrese mai. Con Glow e la National Coalition of Gay and Lesbians, lavorò per costruire una piattaforma collettiva per lʼinclusione dei diritti queer nella nuova Costituzione sudafricana. Tuttavia, alcuni gruppi più istituzionali cercarono di limitare la portata politica di queste iniziative, proponendo che il nuovo giornale queer non assumesse una posizione apertamente anti-apartheid. Nkoli rifiutò questa logica, ribadendo che i diritti civili non potevano essere separati dalle lotte per la giustizia sociale. Simon Nkoli fu un attivista che, anche nei momenti più difficili, affrontò la verità con determinazione. Seppe costruire ponti tra movimenti diversi, dimostrando che la lotta per i diritti Lgbtqia+ non poteva essere disgiunta da quella contro il razzismo e lʼoppressione. Oggi più che mai, la sua eredità ci ricorda che la rappresentazione conta, ma che conta ancora di più come vengono raccontate le storie e quali voci vengono incluse o escluse. La lotta di Simon Nkoli ci insegna che i diritti Lgbtqia+ sono parte di una battaglia più ampia per la giustizia e lʼuguaglianza. Se oggi il Sudafrica ha una delle Costituzioni più progressiste al mondo sui diritti delle persone queer, è grazie al coraggio di chi, come Simon, ha rifiutato di scendere a compromessi con lʼingiustizia

Leggi tutti gli articoli di questo numero

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest