L’Alleanza della foresta

Angela Mendes, figlia dello storico leader, chiama gli indigeni alla resistenza

Dal cuore dell’Amazzonia brasiliana, tra Xapurì e Rio Branco dove continua la lotta di suo padre Chico, Angela Mendes ci ha mandato la sua testimonianza sulla resistenza dei popoli della foresta contro il duplice attacco del coronavirus e delle politiche di Bolsonaro, una tenaglia mortale che mette a rischio il loro futuro. Rivolgendoci alla fine un appello a non lasciarli soli, in questa lotta che riguarda anche noi e il nostro futuro. In tempo di coronavirus, noi, abitanti delle città, stiamo soffrendo una condizione completamente diversa da quella a cui siamo da sempre abituati. E i popoli della foresta? Da sempre vittime della avidità di trafficanti di legname, proprietari terrieri, cercatori d’oro, e abbandonati dal potere politico, i popoli della foresta amazzonica stanno vivendo uno dei momenti più critici della loro storia, in particolare in Brasile. Con un presidente che in campagna elettorale ha espresso la volontà di “non riconoscere un centimetro in più di terra indigena”, e una volta eletto ha cercato di eliminare il Ministero dell’Ambiente e la Fondazione Nazionale dell’Indigeno (Funai), i due organi responsabili delle politiche pubbliche a favore di tutte le popolazioni che vivono, producono e si relazionano tradizionalmente con la Foresta: seringueiros, riberinhos, indigeni. E che, non riuscendo poi in questo intento, ha iniziato a indebolirli sistematicamente, tagliando fondi per settori strategici come la prevenzione e la lotta agli incendi, l’ispezione e il monitoraggio. Così ci troviamo di fronte un governo federale, e una maggioranza parlamentare di estrema destra, impegnati a realizzare nel nostro paese un modello ultra liberale, che nega i diritti costituzionali all’istruzione, alla salute, a un ambiente sano ed equilibrato e che vede nella Foresta e nelle popolazioni che l’abitano e la proteggono solo un intralcio da rimuovere, un ostacolo per lo sviluppo del Brasile. Il coronavirus ci si è presentato come un’ulteriore immensa sfida mentre eravamo impegnati a rilanciare, contro queste minacce, l’“Alleanza dei Popoli della Foresta”, una strategia creata negli anni ‘80 da Chico Mendes, e da leader indigeni come Ailton Krenac, con l’obiettivo di unificare la lotta in difesa delle nostre vite, minacciate dal latifondo e dall’occupazione dei territori indigeni. Oggi comprendiamo che rilanciare questa “Alleanza” e unificare l’agenda di tutti i popoli della foresta, sia ancora una volta la strategia vincente. Nello scenario attuale ci spaventa molto l’impatto di questa pandemia. Le misure di emergenza che le autorità sanitarie hanno adottato sono soprattutto rivolte agli abitanti delle città, ma non abbiamo riscontrato alcun provvedimento a favore degli abitanti delle foreste, che continuano a essere vittime di un governo totalmente disumano: un governo che anche in un momento di grande fragilità come quello che stiamo vivendo continua a chiedere al Parlamento di dare priorità a leggi che favoriscono le élite economiche. L’epidemia intanto è arrivata nei Territori Indigeni. Dove si comincia a morire per il Covid-19, come è accaduto nello Stato del Pará, che registra i primi tre decessi nelle comunità, mentre non si arrestano gli assassini dei difensori dei diritti: come è accaduto nello stato di Rondonia, dove è stato ucciso un Uru-eu-wau-wau, membro di un gruppo che ha denunciato il disboscamento illegale nella regione. Così mentre il virus avanza, la deforestazione non si arresta, con la violenza che l’accompagna: secondo l’Amazon Deforestation Alert System nel marzo di quest’anno è cresciuta del 279% rispetto allo stesso periodo del 2019. Un aumento, con la pandemia in piena crescita, che è collegato secondo ogni evidenza all’estrazione dell’oro e al land grabbing. Preoccupano anche gli aumenti degli incendi, che in Amazzonia riprendono generalmente vigore dai mesi di maggio e giugno e raggiungono il picco in agosto e settembre, e che si accompagnano al rilascio di enormi quantità di fumo nell’aria, peggiorandone la qualità e aggravando ulteriormente le condizioni respiratorie delle popolazioni. Tutto questo accade in assenza di apertura al dialogo da parte dell’attuale governo, che insiste per bocca di Bolsonaro nell’affermare che ciò che stiamo vivendo è solo una gripezinha, un’influenzetta, e che pertanto non sono necessarie misure di protezione speciali, come l’isolamento orizzontale, e che le persone devono continuare a produrre e consumare per garantire la sicurezza economica e finanziaria del paese, sottomettendosi al potere del capitale. Cercando in questo modo di rimuovere, dai doveri dello Stato, quello di garantire politiche pubbliche volte a minimizzare gli impatti del coronavirus nelle comunità. E perpetuando il suo carattere di Stato lontano dal suo popolo, e sottomesso al potere del capitale internazionale e delle grandi élite sfruttatrici di questo paese. Di fronte a uno Stato come questo, che non sta svolgendo il proprio ruolo di garante dei diritti, trascurando in particolare quelli delle popolazioni tradizionali dell’Amazzonia, esposte al contrario a ogni tipo di rischio, sentiamo più che mai la necessità di richiamare l’attenzione del mondo sulla situazione che esse stanno vivendo. I popoli della foresta hanno bisogno in questo momento di tutto il sostegno possibile, per un piano di emergenza per la salute e la sicurezza alimentare che consenta loro di continuare a R(esistere). 

 

La testimonianza e l’appello di Angela Mendes | 30 aprile 2020

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