Una persistente attualità

Perché dedicare un numero di Babel al problema del razzismo in Italia oggi? Il motivo principale è la persistente attualità del razzismo e delle sue forme violente. Dal 2017 assistiamo in tutto il paese ad una recrudescenza mai vista del problema nelle sue varie manifestazioni. L’ondata di ostilità anti-immigrati registrata in vari paesi europei dal 2015 in poi, è arrivata da noi con una lunga campagna elettorale caratterizzata da un esplicito incitamento all’odio nei confronti dei migranti da parte della Lega, Fratelli d’Italia e di tutta la galassia dell’estrema destra. La violenza verbale e psicologica di questa campagna d’odio si è presto congiunta con la violenza razzista di singoli.

Episodio simbolo di tale violenza è stato quel che è successo a Macerata il 3 febbraio 2018. Un noto nazifascista locale, impegnato in politica nella Lega di Matteo Salvini, è andato in giro per la città sparando dalla sua macchina a tutte le persone dalla pelle nera che si è trovato davanti. Alla fine di una “caccia” durata quasi un’ora, ha ferito 6 persone –Jennifer Odion, Mahamadou Touré, Wilson Kofi, Festus Omagbon, Gideon Azeke e Omar Fadera– e si è arreso seguendo un copione ben preparato: si è fermato davanti al monumento al Milite Ignoto, avvoltosi nella bandiera italiana, ha fatto il saluto fascista, poi si è consegnato alla Polizia. Un puro atto politico che è finito negli annali dell’estremismo suprematista e razzista internazionale, come dimostra la citazione che l’autore della strage in due moschee a Christchurch, Nuova Zelanda il 15 marzo scorso, ha riservato all’episodio. Nel racconto pubblico che ne è seguito, è stato presentato questo atto come vendetta per l’uccisione e il disumano vilipendio e occultamento del corpo di Pamela Mastropietro, ritrovata alcuni giorni prima e per il quale è stato arrestato (e oggi condannato in primo grado all’ergastolo) un nigeriano residente in città. Stabilire una qualche relazione di causa-effetto tra l’omicidio di Pamela e la tentata strage è una scelta pericolosa perché conduce a una giustificazione della sparatoria, atto, questo, contrario ad ogni senso di giustizia in uno stato di diritto. Si rischia così di legittimare l’idea che chi subisce un torto o peggio, chi prova indignazione o rabbia per un torto fatto a un terzo che ritiene simile a sé, può colpire chiunque condivida qualche caratteristica con l’autore del primo torto. Un’ipotesi questa che dovrebbe suscitare orrore nella maggioranza delle persone, se non per un’ideale di giustizia, almeno per la sua pericolosità. Oggi che il razzismo si rivela un capitale politico dalla grande resa in termini di consensi elettorali e che, grazie ai social media, si riescono a manipolare notizie vere e false, il razzismo assume rinnovata pericolosità. La legittimazione politica delle idee e degli atteggiamenti razzisti nello spazio pubblico prepara il terreno sul quale si sviluppano poi comportamenti razzisti concreti, compresi la violenza. Il clima che così si crea porta molti a ritenere l’espressione pubblica dell’odio e l’aggressione fisica, anche mortale, come cosa accettabile o peggio, giustificabile a causa di una colpa collettiva dei migranti. Questo era il clima in cui nel 2018 si sono verificati gli omicidi di Idy Diene a Firenze e Soumayla Sacko a San Calogero, eloquenti entrambi nell’indicare la scarsissima considerazione in cui la vita degli immigrati è tenuta. A tutto ciò dobbiamo opporci con vigore.

di Udo Enwereuzor
Responsabile tema migrazioni

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