di HENRÍQUEZ PONZ EDELMAN con DAYANA MESA e DENISSE ALEJO
Rafael González Muñoz è presidente dell’AHS Nazionale (Associazione Hermanos Saíz) e co-direttore del Progetto Juntarte.
Come nasce Juntarte?
Abbiamo iniziato a sognare un progetto nel settore delle arti performative (che a Cuba si riassumono in danza, teatro, satira e circo) mettendo al centro i giovani artisti e le tematiche dell’inclusione sociale, della parità di genere e del rispetto delle diversità, con particolare attenzione alle persone della comunità Lgbtqia+. A partire da queste premesse, Juntarte contribuisce al rafforzamento della industria culturale del settore, propone studi e approcci innovativi come quello della catena di valore applicata al teatro per adulti, rafforza le politiche di sviluppo della cul
tura a livello locale, crea nuove opere di teatro e danza, promuove interscambi internazionali.
Chi sono i componenti del progetto?
Gli attori che svolgono un ruolo importante in Juntarte sono tanti, e tutti sono fondamentali: senza dubbio le due organizzazioni che sono co-direttrici del progetto, COSPE, la ong che è la nostra controparte italiana, e noi dell’associazione Hermanos Saíz, la più grande associazione nazionale cubana che associa e promuove i giovani artisti delle arti performative. Ma questo progetto non sarebbe stato possibile se non ci fossimo uniti al Centro Oscar Arnulfo Romero (OAR), che si è specializzato negli ultimi anni in campagne per l’inclusione e la parità di genere; alla Fondazione per le Arti Contemporanee Fabbrica Europa, l’altro soggetto italiano protagonista dell’interscambio artistico Italia-Cuba; al Ministero della Cultura, con tutto il suo sistema di istituzioni (il Centro Nacional de las Artes Escenicas CNAE, il Centro di Coordinamento per la Cooperazione Internazionale in favore della Cultura Cubana; il Centro Nacional de Superación para la Cultura) per avallare tutta la formazione che andremo a svolgere.
Perché le arti performative?
Gli artisti delle arti performative sono inclusivi nel loro essere, nella loro vita quotidiana, sono eterogenei e questo loro modo di essere ci dava molte possibilità. Inoltre, poiché le arti performative sono un settore alquanto sviluppato a Cuba, il progetto Juntarte non sarebbe partito da zero e avremmo potuto porci obiettivi di approfondimento, consolidamento, innovazione. Si parte, infatti, da studi precedenti fatti nell’ambito del CNAE così come dalla rete e dalla esperienza dell’associazione Hermanos Saíz, che è una delle organizzazioni più consolidate.
Come può l’arte trasformare la società in una realtà più giusta e senza stereotipi?
L’arte è il modo più genuino di esprimere i sentimenti e noi artisti, per definizione, siamo persone molto sensibili. Per questa ragione noi creativi non solo siamo preoccupati per il ruolo che ricopriamo nel “regno di questo mondo”, come si intitola uno dei romanzi del grande scrittore cubano Alejo Carpenter, ma anche siamo impegnati a trasformare il contesto socio-culturale in cui viviamo. La premessa è che dal 1959, a Cuba, l’intera popolazione avrebbe dovuto avere la possibilità di godere dell’arte e della cultura, dalle espressioni più “alte”, come il Balletto Nazionale Alicia Alonso, a quelle più popolari e tradizionali, come le “parrandas” (feste con balli tradizionali) e i carnevali. Affinché ne fosse garantito un pieno godimento fu infatti creato un sistema di insegnamento che comprendeva la formazione al buon gusto e si misero in piedi programmi per istruire tutti, rendendo uomini e donne capaci di apprezzare l’arte. Tutto questo ispirato alla massima di José Martí, l’eroe nazionale cubano, che recita: “Essere colto è l’unico modo per essere libero”. Tutta l’opera di Martí indica come l’arte può essere trasformativa: la società cubana della fine del XIX secolo è stata colpita dall’opera creativa dell’“apostolo cubano” e lo stesso è successo poi anche con tutti i cubani fino a oggi. C’è una frase di Martí che si usa fino alla sazietà: “Con tutti e per il bene di tutti”. Sono sicuro, per riprendere il progetto Juntarte, che l’eroe oggi scriverebbe: “Con Todxs”…
Dal 1959 sono nate istituzioni come l’Istituto Cubano di Arte e Industria Cinematografica, con le sue sigle ICAIC, e la Casa de las Américas, come spazio inclusivo per tutti gli intellettuali progressisti del mondo, per citare solo due esempi. L’arte cubana è eterogenea, ricca di sfumature e tendenze, incorpora la tradizione, è contemporanea e sperimentale. Gli artisti cubani, come i medici, gli scienziati, i contadini, gli operai, sono persone con un’alta professionalità. Non si può negare che viviamo in una società patriarcale, ma in tutti questi settori della società, con sempre maggiore forza, i neri e i bianchi hanno gli stessi diritti, come anche i membri della comunità Lgbtqia+. Tocca a noi creativi, a noi artisti, lavorare sempre di più per contribuire alla trasformazione del processo, per raggiungere quel mondo migliore che ci siamo proposti e meritiamo.
Come rapportarsi con i giovani per ottenere questa trasformazione della società?
Come ho detto prima, Cuba è un Paese con molte istituzioni, tramite le quali i giovani creativi cubani hanno tutte le possibilità per organizzarsi e per partecipare sia individualmente che collettivamente. Tra queste c’è l’Associazione Hermanos Saíz (AHS), un’organizzazione della società civile senza scopo di lucro nata a fini culturali e artistici, che raggruppa in modo volontario e selettivo le giovani forze creative fino all’età di 35 anni. L’AHS, come è noto, promuove l’opera artistica e letteraria dei suoi appartenenti dentro e fuori Cuba, stimola la creazione che fa conoscere l’identità e i valori etico-culturali della nazione cubana e difende la libertà creativa e l’opera dei suoi membri. Sono passati ormai 35 anni dalla formazione di questa organizzazione, che ha anche voluto occupare spazi vuoti della promozione culturale e offrire opportunità a creativi, a generi e a tendenze meno favoriti dalle politiche culturali. Così i musicisti come i rocker e i rapper hanno trovato nelle sedi delle filiali dell’AHS, conosciute come Casas del Joven Creador, il luogo naturale per esprimersi senza sospetti né censure, in spazi che nascono come luoghi di sperimentazione, canali di approvvigionamento delle complesse correnti e terreno fertile per la cultura cubana.
Quale è il ruolo delle arti e della cultura nello sviluppo sociale, locale?
L’Arte e la Cultura devono essere all’avanguardia in qualsiasi processo che coinvolga lo sviluppo, sia a livello locale che nazionale. Ma senza dubbio il modo migliore per difendere la nazione è capire e socializzare il locale. La cultura cubana è una miscela di molti ingredienti, Fernando Ortiz la chiamò “Ajiaco”, per sottolineare quella miscela di tanti ingredienti possibili. Non si può parlare di Cuba senza menzionare il “Son”, base ritmica di quasi tutta la musica popolare cubana. Ma Cuba ha anche il “Changüí” e la Trova orientale, le “Romerias holguineras”, le feste di San Juan a Camagüey, le “parrandas” della zona centrale, la tradizione del tabacco di Pinar del Río: tutto ciò è cultura locale che ci rende universali. Ogni giorno dobbiamo investire di più nello sfruttare queste potenzialità come acceleratori dell’economia e come via genuina per ottenere più sviluppo, più opportunità, più prosperità.
L’empowerment dei giovani artisti nella Cuba di oggi avviene anche grazie a organizzazioni come la AHS che garantiscono opportunità e che lavorano nel quotidiano?
Senza dubbio, credo che ci siano pochi Paesi economicamente poveri nel mondo, dove i giovani sono così potenti. E per esemplificare questo, cito diversi esempi. Nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo, i giovani non hanno tutte le possibilità di raggiungere i livelli superiori e universitari dell’insegnamento. Qui le università sono aperte a tutti coloro che desiderano studiare e i giovani hanno la possibilità di studiare qualsiasi carriera artistica con un sistema di insegnamento artistico con buoni risultati a livello internazionale. A Cuba un giovane può laurearsi come attore, formare il proprio gruppo di teatro e, se ha qualità, può ottenere finanziamenti e spazi attraverso l’AHS, per produrre le sue messe in scena, per professionalizzarsi ulteriormente e per vivere del teatro e dell’arte. L’AHS ha cinque editori che pubblicano quasi un centinaio di libri ogni anno. Oggi scrittori che non hanno ancora 35 anni hanno già da cinque a dieci libri pubblicati e partecipano a fiere nazionali e internazionali. Ma non è tutto rose e fiori, e queste principali conquiste sono permeate da difficoltà. A Cuba ci sono carenze materiali, causate in misura maggiore dal blocco imposto dal governo degli Stati Uniti, ma anche dalle nostre inefficienze. Ciò ha portato, come conseguenza, alla scelta di alcuni giovani di emigrare, cercare vie di superamento al di fuori del Paese o a scommettere su progetti che, pur essendo al di sotto della loro qualità professionale, offrono redditi maggiori. I giovani creativi si reinventano continuamente per produrre i loro progetti, di solito non si prefiggono progetti di alto livello in termini di produzione e la circolazione delle loro opere è talvolta limitata da questioni logistiche. Nonostante tutto questo, Cuba ha un movimento artistico con risultati riconosciuti in tutto il mondo. Desideriamo fortemente perfezionare e cambiare tutto il necessario per dare sempre più potere a questi giovani. Per questo diverse organizzazioni – come l’Associazione Hermanos Saíz e i suoi membri – non smettono di lavorare, di creare e di sognare a Cuba
Foto in copertina: Delisse Alejo Rojo