— Oggi difendere i diritti umani legati all’ambiente è sempre più pericoloso.
Il 2018 è un anno importante per chi si occupa di difensori dei diritti umani, cadendo proprio in questa data il ventesimo anniversario della Dichiarazione Onu a loro dedicata. Un appuntamento che non può essere derubricato con celebrazioni di rito, ma dev’essere invece caratterizzato da un rilancio delle iniziative volte ad affrontare alla radice le cause principali della continua aggressione a chi si impegna per i diritti fondamentali, in primis chi protegge la terra e l’ambiente.
I dati parlano chiaro: nel 2017 la maggior parte degli omicidi di “human rights defenders”, principalmente leader indigeni e comunitari, era connessa all’espansione dell’agribusiness o altri programmi di sfruttamento delle risorse naturali. La Colombia è, assieme a Messico, Brasile e Filippine, il paese più colpito.
Un anno importante quindi, in occasione del quale i paesi latinoamericani hanno approvato un protocollo, quello di Escazù, nel quale si delineano misure per la protezione dei difensori dell’ambiente, mentre Vicky Tauli-Corpuz, Relatrice Speciale Onu per i popoli indigeni, già ospite del Festival dei Diritti Umani e di In Difesa Di (di cui COSPE è tra i membri fondatori), ha presentato all’Onu un dossier sulla criminalizzazione dei leader indigeni, annunciando una campagna alla quale è chiamata a partecipare la società civile globale. A settembre si è tenuta a Copenhagen, un’importante conferenza sui difensori dei diritti dei popoli indigeni, mentre a settembre a Tbilisi, Georgia, si sono riunite le organizzazioni che lavorano alla creazione di città rifugio temporaneo per difensori. A Parigi a fine ottobre si è tenuta infine una Conferenza globale dei difensori dei diritti umani, che ha stilato un piano d’azione per rilanciare i contenuti della Dichiarazione.
In Italia il 2018 riveste un ulteriore significato, anche alla luce degli allarmanti sviluppi riguardo la criminalizzazione dei difensori dei diritti dei migranti, come abbiamo denunciato a Ginevra lo scorso luglio. Sullo sfondo la presidenza italiana Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e la candidatura del nostro paese al seggio a rotazione presso il Consiglio Onu sui Diritti Umani. Due occasioni nelle quali la Rete ha fatto sentire la propria voce, e sviluppato la propria iniziativa, con importanti risultati.
Da una parte la decisione del Maeci (Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale) e della Presidenza Osce di organizzare un convegno internazionale, tenuto a Roma nel giugno scorso sulle buone pratiche per la protezione dei Difensori dei Diritti Umani, e dall’altra l’impegno a portare tra gli impegni per la candidatura all’Unhcr il tema dei difensori dei diritti umani.
In questo contesto, stiamo lavorando con varie amministrazioni (Trento, Padova e Milano) per lanciare un piano pilota di “città rifugio”, che dia centralità a chi difende la terra, alle donne difensore, dall’America Latina e dal EuroMediterraneo. Inoltre, il Piano di Azione Nazionale italiano su imprese e diritti umani, conterrà un chiaro impegno a sostenere e diffondere le linee guida che verranno approvate nelle prossime settimane al Consiglio Onu per i Diritti Umani. Maggiori oneri per la diplomazia italiana, creazione di un piano pilota di città rifugio e più responsabilità per il settore privato sono tre dei quattro pilastri della strategia di “In Difesa Di”, che prossimamente aprirà un fronte anche sulla cooperazione multilaterale e la protezione di chi protegge i diritti umani.
di Francesco Martone
Portavoce della rete “In Difesa Di”
LA RETE – IN DIFESA DI
“In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende” è una rete di oltre 30 associazioni e organizzazioni italiane attive sul tema dei diritti umani e civili. La rete nasce per promuovere iniziative e campagne per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni italiane, perché si impegnino a sviluppare e mettere in pratica strumenti e meccanismi per attivisti e attiviste. www.indifesadi.org